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GIOTTO




     Molti son que’ che lodan povertade;
E ta’ dicon che fa stato perfetto,
S’egli è approvato e eletto,
Quello osservando, nulla cosa avendo.
5A ciò inducon certa autoritade,
Che l’osservar sarebbe troppo stretto;
E pigliando quel detto,
Duro estremo mi par, s’i’ ben comprendo
E però no ’l commendo;
10Chè rade volte stremo è senza vizio;
Ed a ben far difizio
Si vuol sì provveder dal fondamento,
Che per crollar di vento
O d’altra cosa così ben si regga
15Che non convenga poi si ricorregga.
     Di quella povertà ch’è contro a voglia
Non è da dubitar ch’è tutta ria;
Che di peccare è via,
Facendo ispesso a giudici far fallo,
20E d’onor donne e damigelle spoglia,
E fa far furto forza e villanìa
E ispesso usar bugìa,
E ciascun priva d’onorato istallo;
E, in piccolo intervallo,
25Mancando roba, par che manchi senno:
S’avesse rotto Brenno


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