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CINO DA PISTOIA



CXII

PER LA MORTE DI DANTE ALIGHIERI


     Su per la costa, Amor, dell’alto monte,
Drieto allo stil del nostro ragionare,
Or chi potrìa montare,
Poi che son rotte l’ale d’ogni ingegno?
I' penso ch’egli è secca quella fonte,5
Nella cui acqua si potea specchiare
Ciascun del suo errare,
Se ben volem guardar nel dritto segno.
Ah vero Dio, che a perdonar benegno
Sei a ciascun che col pentir si colca,10
Quest’anima, bivolca
Sempre stata e d’amor coltivatrice,
Ricovera nel grembo di Beatrice.
     Quale oggi mai degli amorosi dubi
Sarà a’ nostri intelletti secur passo,15
Poi che caduto, ahi lasso!,
È ’l ponte ove passava i peregrini?
Ma ’l veggio sotto nubi:
Del suo aspetto si copre ognun basso;
Sì come ’l duro sasso20
Si copre d’erba e tal’ora di spini.
Ah dolce lingua che con tuoi latini
Facei contento ciascun che t’udìa,
Quanto dolor si dia
Ciascun che verso Amor la mente ha vôlta.25
Poi che fortuna dal mondo t’ha tolta!
     Canzone mia, alla nuda Fiorenza
Oggi ma’ di speranza, te n’andrai:
Di’ che ben può trar guai,
Ch’omai ha ben di lungi al becco l’erba.30
Ecco: la profezia che ciò sentenza
Or è compiuta, Fiorenza; e tu ’l sai.
Se tu conoscerai
Il tuo gran danno, piangi, che t’acerba:
E quella savia Ravenna, che serba35


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