Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/143


RIME

La qual sì mi dicìa70
— Dimmi chi sei, non mi ti celare;
Ch’io t’imprometto aitare;
E farlo posso, ch’io sono regina
A cui cotesti inchina:
Ma vo’ ben che tu sia tanto cortese,75
Che lasci a lor quel che da lor si prese. —
     Allor dagli occhi la palpebra i’ sciolsi
Per veder quella donna che parlava
Meco parole di tanta soavezza:
Della sua vista cotanto raccolsi,80
Che creatura angelica sembrava
Nella nova mirabil sua bellezza.
Io, che tanta laidezza
Mi vedea, vergognava di star nudo:
Ond’ella allora un scudo85
Mi portò per le armi della pieta,
Con forma tanto lieta,
Che di me parve più che inamorata:
E per lei apparecchiata
Mi fu una toga sì bianca, che persa90
La neve gli parea che le era avversa.
     Nova canzon del mio camin, tu sei
Tanto gradita per la dio mercede,
Che certa puoi di me portar novella,
Venti duo millia cinquecento e sei95
Che haggio camminato, come vede
L’adorna donna che ancor non favella.
Dimmi perchè la stella
Che mi conduce non s’è corsa al monte,
Ove l’ultimo ponte100
Convien ch’io passi, con maggior paora,
Che s’offerisce ancora.
Ma, s’io non perdo la candida robba,
La via piana, non gobba,
Farammi la regina per virtute,105
Che mi promise, amando, di salute.




— 137 —