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CINO DA PISTOIA |
Diletto fratel mio di pene involto,
Mercè per quella donna che tu miri:
Di dir non star, se di fè non sei sciolto.
XCII
Di nuovo gli occhi miei per accidente
Una donna piacente
Miraron, perchè mia donna simiglia:
E per sola cagion ched io ’l consente,
Sua figura lucente5
Con vaga luce a me porse le ciglia.
Io guardai lei, ma paventosamente,
Come colui che sente
Ch’altra vaghezza con desìo mi piglia.
Per questo al suo dover torna la mente;10
E con valor possente
Tanto ’l voler la sua voglia assottiglia,
Ch’Amor si fa di ciò gran maraviglia.
Ma tace, per veder di me la prova;
Sì li par cosa nova,15
Che per altra beltà cangi la fede.
E celarmi da lui che tutto vede
Non posso, e conscïenzia mi ripiglia.
Ond’io veggio la briglia,
E con gran tema dimando mercede.20
XCIII
Donna, io vi miro; e non è chi vi guidi
Nella mia mente, parlando di vui:
Tanta paura ha l’anima d’altrui,
Che non trova pensier in cui si fidi;
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