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RIME



LXXXIV


     Lasso!, pensando alla distrutta valle
Spesse fïate del mio natìo sole,
Cotanto me n’accendo e me ne dole,
Che ’l pianto al core 'n sin dagli occhi valle:
     E rimembrando delle nuove talle5
Ch’ivi son delle piante di Vergiole,
Più meco l’alma dimorar non vuole,
Se la speranza del tornar gli falle.
     E senza creder d’aver frutto omai,
Sol di veder il fior era ’l diletto;10
Nè ad altro ch’a quel già mi pensai.
     E se creder non voglio in Macometto,
Dunque, Parte crudel, perchè mi fai
Pena sentir di quel ch’io non commetto?




LXXXV

Frammento


     Quando l’anima trista e ’l corpo e ’l core
Guerreggian tutti insieme per la morte,
Che qual l’adastia e qual pur la disia;
Sovra me sento venir un tremore,
Che per le membra discende sì forte5
Che io non saccio in qual parte i’ mi sia:
Ma allor la donna mia
Per mia salute ricorro a vedere,
La cui ombra giuliva fa sparere
Ogni fantasma che addosso mi greva;10
Ch’ogni gravor mi leva
Lo suo gentile aspetto virtüoso
Che mi fa star gioioso:


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