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nota 24 della quarta delle sue. Epistole sui monumenti delle belle arti nella città di Parigi. Però, siccome delle prime è certa la mediocrità, così di questa nulla dirsi potrebbe, perchè niuno ne sa il destino. Anche Lodovico Paterno aver si può qual traduttore dell’egloghe pescatorie, pure nel modo che Cesarotti lo fu di Omero, e senza aver poi niente della forza e della venustà di quel grande. Mise egli tutti lì concetti del Sannazaro a soqquadro, e così dando essere alle Marittime da cattivo imitatore danneggiò l’imitato . Malgrado per altro questo numero di traduttori, osai por il piede nel medesimo agone, non senza lusinga di felicemente trascorrerlo.
E quanto al modo di avere il mio intento, tenni per fermo sempre, che la grata varietà di metro che ne risulta, e l’essere in ogni egloga la tranquillità del racconto totalmente staccata dalla elevatezza dei sentimenti espressi nei canti di vario genere, fossero bastanti motivi per rinunziare bene spesso ad una fedeltà scrupolosa, ed obbedire alla rima, la quale, recando sommo diletto in chi legge, sdegna talvolta, nè senza ragione, di far la serva. Che anzi a questo proposito ella è pur vera quella sentenza, che il Cesarotti , gran filosofo nella letteratura, ha lasciato nelle osservazioni alle poesie di Ossian, là dove si legge: Essere indispensabile in una traduzione di gusto alterar un poco l’originale per vero spirito´