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libro primo 91

Avendo così pensato, O Chirati, egli disse, se così è, ammazzatemi voi per il primo e cercate! — Come fu fatto cotesto, ecco che egli fu trovato privo di gemme e gli altri quattro furono liberali. Perciò io dico:


A uno stolido amico è preferibile
Un nemico avveduto, accorto ed abile.

Un prence intanto dalla scimia uccidesi,
Con l’aita d’un ladro i preti salvansi. —


Mentre questi due così parlavano fra loro, Sangivaca, come ebbe combattuto un’ora con Pingalaca, ferito dai poderosi artigli di costui, cadde morto a terra. Guardando allora quel morto, Pingalaca, tocco nel cuore dalla memoria delle sue virtù, disse: Oimè! come ho fatto male, io malvagio, ammazzando Sangivaca, perchè non v’è opera più trista del mancar di fede! Però è stato detto:


L’uom ch’è reo d’ingratitudine,
Chi gli amici suoi tradì,
Chi la data fè dimentica,
Fin che in ciel l’astro del dì
E la luna splenderanno,
All’inferno sempre andranno.
Campi devastano
O un prence ammazzano;
Un servo uccidono
O un dottor massimo;


Il ver non dicesi
Allor che affermasi
Che questi mali
Son pari e uguali,
Chè si ricupera,
Se si perdè,
La terra ancor,
Ma non la fè
D’un servitor.


Intanto costui, nell’assemblea, è pur stato sempre lodato da me. Che dirò io ora nel cospetto degli altri? Però è stato detto:


Se qualcuno ha proclamato
Savio un altro nel senato,


Poi noi biasmi, s’ha timore
D’esser della sua fede traditore. —


Lamentandosi egli così, gli si accostò tutto contento Damanaca e gli disse: O signore, questo tuo costume è ben vile se ti addolori per avere ammazzato questo roditor d’erbaggi che ti tradiva! Ciò non si conviene punto ai monarchi, perchè è stato detto:


Se il padre, se il fratello, se il figliuolo,
Se il tuo amico o la stessa tua consorte,

La vita ti minacciano con dolo,
Mandali pur, chè non è colpa, a morte.


E poi:


Prence pietoso,
Prete goloso,
Sozio riottoso,
Servo accidioso,
Donna impudente,
Sopraintendente


Che non fa niente,
Idiota gente
Che mai non sa
Che fa o non fa1,
Tu fuggirai
Fin che potrai.


Ancora:


L’umor de’ prenci è molto variabile
Come l’umor delle sgualdrine pubbliche

Che ora dicono il vero, or falso parlano,
Ora son aspre, or dolce ti favellano,


Or son pietose, or sono inesorabili,
Or sono avare ed or spendono e spandono,
Ora son larghe, or gran denari ammuc-

chiano.


  1. Che non sa cosa si faccia o non si faccia.