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88 | novelle indiane di visnusarma |
O per altra cagione.
E poi:
Molto si dee temer, chè poi procura
Qualche vantaggio alfin quella paura.
Intanto, il figliuolo di Nanduca, tolti con sè gli arnesi del bagno, tutto contento se n’andò con Lacsmana. Dopo ciò, Lacsmana, quand’ebbe fatto il bagno, pose Danadeva, il figliuolo di Nanduca, in una grotta sulla sponda del fiume, chiuse l’entrala con una gran pietra, indi in gran fretta se ne venne alla casa di Nanduca. Il mercante allora così lo domandò: O Lacsmana, dimmi subilo dov’è il mio piccino che è venuto con te al fiume. — E l’altro disse: Un falco l’ha portato via dalla riva del fiume. — Il mercante disse: Oh bugiardo! come mai un falco può portar via un ragazzetto? Rendimi adunque il mio bambino o io ne informerò la famiglia del re. — Lacsmana disse: Oh dicitor di verità! un falco non può portar via un ragazzetto, ma nemmeno i topi possono mangiare una stadera che può sostenere un gran peso di metallo. Rendimi adunque la mia stadera se tu vuoi il tuo piccino. — Così disputando, vennero tutt’e due alla corte, dove Nanduca ad alta voce si mise a gridare: Oh delitto! oh delitto! Il mio piccino m’è stato portato via da questo ladro! — I giudici allora dissero a Lacsmana: Rendi il figlio del mercante. — E Lacsmana disse: Che ho da fare? Sotto a’ miei occhi un falco l’ha portalo via dalla riva del fiume. — Udendo cotesto, quelli dissero: Oh! tu non dici il vero. Come mai un falco potrebbe portar via un fanciullo di quindici anni? Lacsmana allora disse ridendo: Oh! ascoltate una mia
parola!
E quelli dissero: Come ciò? — Lacsmana allora raccontò tutta l’avventura della stadera sino alla fine. Come dai giudici, che ne risero, fu intesa tutta la faccenda di Nanduca e di Lacsmana, ambedue, riconciliatisi a vicenda con la restituzione della stadera e del piccino, restarono appagati. Perciò io dico:
- ↑ Cioè soltanto perchè sia affezionato a lui.