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viii notizia sulle novelle di visnusarma

soltanto a dichiarare ciò che si dice nel testo. Anche mi sono valso dell’opera, già più volte ricordata, del Benfey, e anche ho ricorso, nei punti scabrosi e difficili, alla forbita traduzione del Fritze, che è stata fatta tuttavia, sebbene con non molte differenze, sopra un altro testo1. Quanto alla trascrizione dei nomi propri, ho procurato di accomodarla alla pronuncia italiana, parendomi inutile una trascrizione scientifica, che riuscirebbe incomoda alla maggior parte dei lettori, in libro che dovrebbe e potrebbe essere di piacevole e amena lettura.

E ora, poichè questa è la prima volta che io do fuori un lavoro mio di lingua e letteratura sanscrita, mi sia permesso di attestar anche una volta la mia gratitudine ai Maestri che hanno sorretto i miei primi passi in questa difficile disciplina. Sono essi il Professore Emilio Teza e il Professore Michele Kerbaker, ai quali mi professo discepolo affezionato e riconoscente. Intanto, ricordando questi benemeriti, non posso a meno di correr con la mente ad un altro Maestro mio, al Professore Fausto Lasinio, che, in quest’anno appunto, compie l’anno trentesimottavo del suo insegnamento universitario, felice di potergli fare ogni mio augurio più lieto in questa lieta occasione, certo come sono che all’augurio mio s’accompagnerà pur quello di tanti e tanti altri che hanno avuto l’onore e la gloria d’annoverarsi fra i suoi discepoli.

               Torino, 18 febbraio 1896.

I. Pizzi.


  1. Pantschatantra. Ein altes indisches Lehrbuch der Lebensklugheit in Erzählungen und Sprüchen. Aus dem Sanskrit neu übersetzt von Ludwig Fritze. Leipzig, Schultze, 1884. — Il testo seguito dal Fritze è quello procurato dal Kielhorn e dal Bühler nelle Bombay Sanskrit Series, come egli stesso dice nella Prefazione, pag. vii.