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libro primo | 69 |
E poi:
La femmina disse: Se di necessità tu hai da far guerra col mare, ti ci metti almeno accompagnato dai tuoi amici, chiamando a raccolta gli altri uccelli. Perchè è stato detto:
E poi:
Il picchio disse: Come ciò? — E quella disse:
Racconto. — Abitava già in una selva una coppia di passeri che aveva fatto il suo nido sopra un albero di tamala1. Con l’andar del tempo era venuta loro speranza di prole, quando, un giorno, un elefante selvatico e furioso, tormentato dal caldo, se ne venne, per goder dell’ombra, sotto quell’albero di tamala, anzi, per il soverchio del furore, traendo a sè con l’estremità della proboscide quel ramo dell’albero su cui stavano i passeri, lo spezzò, per la qual rottura tutte andaron disperse le ova della passera; soltanto, perchè era destino che dovessero vivere ancora, il passero e la passera non vi perdettero la vita. Ma la passera, che aveva patito la rottura delle sue ova, intanto, pur facendone gran lamenti, non poteva consolarsene. Allora un uccello, di nome il picchio, che ne ebbe uditi i pianti, essendo molto amico di lei, afflitto di quel suo dolore, accostandosele le disse: O signora, a che questo inutile lamentare? Perchè è stato detto:
Però si estima che in cotesto appunto
Dai saggi son gli stolti differenti.
E poi:
Ei da un malanno altro malanno pigliasi,
Egli a goder di due fastidi acconciasi.
E ancora:
Ove per esso non si deve piangere,
Opre, giusta il poter, pietose facciansi. —
La passera rispose: Cotesto è pur vero, ma intanto da quel malvagio di elefante, preso da furore, è stata distrutta tutta la mia figliuolanza! Che se
- ↑ Nome di un albero indiano.