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notizia sulle novelle di visnusarma vii

di Visnusarma fecero allora conoscere la vera benchè remota origine di tante novelle credute nostre e molte opinioni furon corrette, come quella secondo cui l’ignoto autore arabo delle Mille e una notte avrebbe giù tolto all’Ariosto il soggetto della novella di Giocondo e di Astolfo1. Sono, invece, due novelle che provengono da quella comune origine che fino ai nostri giorni, si può dire, era stata ignorata. Intanto, delle novelle di Visnusarma si fecero presto edizioni e traduzioni; e l’opera del Benfey, ricordata avanti, oltre uno studio accuratissimo intorno al propagarsi e diramarsi, ne ha pure una traduzione tedesca di molto valore.

Questa mia in italiano, condotta da me con tutta la maggior diligenza che mi fu possibile, cerca, come meglio potrà, di far conoscere al pubblico nostro, anche a chi non si occupa nè di studi orientali nè di novellistica comparata, questo libro importantissimo per sè e piacevolissimo da leggere. Le difficoltà del tradurre erano grandi, e ciò non solo per il testo non sempre nè semplice nè chiaro, massime nei passi poetici, difficili quasi sempre da intendere, ma anche per la necessità di rendere nella nostra lingua quella bonomia furbesca, quella tinta leggerissima d’ironia, quella spensieratezza quasi spavalda, tutta particolare, e, starei per dire, quell’umorismo, che sono le qualità particolari dello stile del libro. Se sarò riuscito nell’ardua impresa, non so; so e posso dire che vi ho posto ogni cura e ogni studio, serbandomi pur sempre fedele al testo anche nei passi in versi. Intanto, per il testo, mi sono valso di quello del Kosegarten, stampato a Bona nel 18482; ma perchè gli errori di stampa non vi sono infrequenti, e la lezione forse non è sempre la più giusta, così mi è stato di molto aiuto un altro testo, pubblicato a Calcutta nel 1885 con un commento in sanscrito dal Pandita Givananda Vidyasagara3. Il confronto dei due testi mi ha dato modo di evitare non pochi errori e il commento sanscrito mi ha fatto meglio comprendere il senso di molte parole e frasi o rare od oscure, mettere al loro giusto posto certi passi poetici. Ciò, tuttavia è stato fatto da me con molta parsimonia e con molta cautela, non avendo voluto, anche perchè non sono da tanto, nè preteso di rifare il testo a modo mio. Del resto, i pochi punti dove trovasi divergenza dei due testi da me adoperati o dove ho preferito questa a quella lezione, sono tutti registrati nelle note. Queste pure sono brevi e poche, intese

  1. Amari, Op. cit., pag. lxii.
  2. Pantschatantrum sive Quinquepartitum de moribus exponens. Ex codicibus manuscriptis edidit, cet. Io. Godofr. Ludov. Kosegarten. P. I. Bonnae ad Rhenum, H. B. Koenig, MDCCCXLVIII.
  3. Panc’atantram. Çrî-Vishnuçarmanâ samkalitah. Vi. E. upâdhidhârinâ Çrî-Givânanda-Vidyâsâgara-Battâc’âryena samskrtam prakâçitam-c’a. Tritîya-samskaranam. Kalikâtâ-nagaryâm, Sarasvatî-yantre mudritam. 1885