Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/64


Il mendico, l’ammalato,
L’imbecille, l’esiliato,
Chi a servire è condannato.
Non mangia a sua voglia,
Si leva non desto1,

Non parla sicuro,
Eppur vive2 chi è servo anche con questo!

Il servir, da chi il vero non favella,
Un vivere da cani s’addimnnda;

Ma il can sen va dove il desìo l’appella,
Il servitor dove altri gli comanda.

Il dormir sul nudo suolo,
L’esser magro e mangiar poco,
Il serbar la castità,


Cose uguali al penitente
E a chi servo è della gente.
Differenza sola sta
Nel dover che l’uno ha in sè,
Nel mal far che l’altro fe’3.
Quand’egli non dilunghi da giustizia,
Il caldo, il freddo e tutti gli altri i mali

Che sopporta chi serve,
Valgon ben poco ad acquistar dovizia.

Che far d’una stiacciata
Bene impastata,

Ghiotta, rotonda e molle,
Se dovette servir chi aver la volle? —


Sangivaca disse: Dunque che vuoi tu dire? — E l’altro disse: Amico, non si conviene ai ministri svelar segreti. Perchè è stato detto:


Quei che posto in ufficio di ministro
Il segreto tradisce del suo sire

E del suo prence guasta alcun disegno,
Scenderà in luogo d’eterno martire.


Quel ministro che del re
Il segreto disvelò,

Al suo prence morte diè
(Così Narada4 già sentenziò)
S’anche il ferro non trattò.


Io tuttavia che ti son legato da vincolo d’affetto, posso svelar quel segreto in quanto che tu, per mia raccomandazione, sei stato accolto nella famiglia del re. Perchè è stato detto:


Un dì, Manu dicea questa sentenza:
Se muore alcun per troppa confidenza

Ch’ebbe in un altro, dassene a costui
La prima colpa nel morir di lui.


Questo Pingalaca, adunque, ti vuol male; anzi, oggi stesso, in presenza mia e a quattr’occhi5, ha detto: «Domani mattina, come avrò ucciso Sangivaca, sazierò, ciò che non ho fatto da gran tempo, tutto il mio corteggio di animali». Io allora gli ho detto: Signore, non è bello che si procacci alcuno il proprio sostentamento col tradimento degli amici. Perchè è stato detto:


Se un Bramano alcuno uccise
E ne fa la penitenza,
Ritornar può puro ancor;


Ma non già chi a morte mise
L’uomo in ch’ebbe confidenza,
Anche dando argento ed or. —


Egli allora mi rispose con ira: «O malvagio! Sangivaca è erbivoro e noi siamo carnivori. Però fra noi è inimicizia naturale. Come dunque

  1. Cioè si alza da letto senza essersi levata la voglia del dormire.
  2. Cioè pare non possibile che chi è servo, pur con tanti malanni, tolleri la vita.
  3. Il servitore fa e patisce per il sentimento del proprio dovere; il penitente patisce per la sua vita peccaminosa antecedente.
  4. Antico sapiente mitico.
  5. Il testo dice catushkarnatayô, cioè a quattr’orecchi.