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libro primo | 55 |
urlare. Il leone allora e gli altri animali, udendo quella chiara voce, avvedutisi ch’egli era uno sciacallo, stando alcun poco col viso vergognoso a terra, si dicevano l’un l’altro: Oh! noi ci siam lasciati guidare da questo miserabile sciacallo! S’ammazzi adunque! s’ammazzi! — Lo sciacallo, come udì quelle voci, benchè cercasse di fuggire, su quel luogo stesso dal leone e dagli altri animali fu sbranato e morto. Però io dico:
Avendo udito ciò, Pingalaca disse: O Damanaca, qual fondamento è in tutto questo per dire che colui m’insidia alla vita? — E l’altro disse: O signore, egli stesso oggi ne ha fatto il divisamente dinanzi a me, dicendo: «Domani mattina ammazzerò Pingalaca». E il fondamento n’è questo. Doman mattina, a un dato momento opportuno, egli, con occhi rossi, con labbra enfiate, guardando qua e là, postosi in un luogo solitario, ti starà a mirare con occhi minacciosi. Come avrai veduto cotesto, dovrai fare ciò che ti si conviene. — Così avendo parlato, fattogli un inchino, s’incamminò per andar da Sangivaca, e Sangivaca vedendo ch’egli veniva adagio adagio con aspetto turbato, con rispetto gli disse: Benvenuto, amico! Da lungo tempo non ti sei fatto vedere. Stai tu bene? Parla, perchè io possa offrirli, poichè sei venuto in casa mia, anche ciò che è impossibile a darsi. Perchè è stato detto:
Damanaca disse: Oh! come mai può star bene chi serve altrui! Perchè è stato detto:
Di chi a principi serve, in man d’altrui Son le sostanze e trepida è la mente, |
E poi:
E ancora: