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libro primo | 47 |
Il frutto, come il legno
Porge la vampa, acconciamente attrito1.
Offendonsi le leggi nell’opprimerli,
E infamia ell’è per l’uom di mal talento.
Come si suol da vacche il latte mungere.
Chi così fa, dritta segue sua traccia.
Quei l’or co’ pregi suoi preclari e questa
Con lo stoppin lucente,
Non si fanno conoscere per niente.
Dal re si cura. E perchè dian lor frutti,
E perchè dian lor fiori, acconciamente
S’innaffiano le piante e si difendono.
Rendono al tempo debito
I frutti lor con cura custodite,
Così lor frutti rendono
Le genti ben guardate e ben nutrite.
Allora, avendo udito quelle loro parole, Barusaca disse: Oh! voi avete detto il vero! Però, se, mentre io qui mi sto, non verrà sempre uno di voi, io vi divorerò tutti quanti. — Quelli allora, avendo promesso, contenti e senza timore si dispersero per la selva. Intanto, ogni giorno, uno di loro per turno, o un vecchio, o uno che più non si curava della vita, o un ipocondriaco, o uno che temeva d’essere ucciso dalla moglie o dal figlio, a mezzogiorno si partiva da loro per essere divorato dal leone. Venne poi, nell’ordine, la volta d’una povera lepre, che contro sua voglia da tutti gli altri animali fu mandata fuori. Perchè essa, andando adagio adagio e perdendo il tempo, pensando, tutta angustiata nel cuore, qualche modo d’uccidere il leone, arrivò presso di lui alla fine del giorno. Il leone intanto, tormentato dalla fame per quell’indugio, preso dall’ira, leccandosi le