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libro primo | 43 |
Avendo udito ciò, Carataca disse: Amico, sia pur così. Ma io ho gran timore, perchè Sangivaca è accorto e il leone è feroce e tu non sei da tanto da separar questo da quello. — L’altro disse: Anche chi non è da tanto è da tanto, perchè è stato detto:
Carataca disse: Come ciò? — E quegli disse:
Racconto. — C’era una volta in un certo luogo un grand’albero di fico dove abitavano, avendovi posta la loro dimora, due corvi, marito e moglie. Ma, ogni qual volta essi nutrivano i loro piccini, ecco che un serpente nero, uscendo da una cavità di quell’albero, di mano in mano se li divorava, perchè essi, per disperazione, andando da uno sciacallo, loro caro amico, che abitava alle radici di un altro albero, gli dissero: Amico, che dobbiam far noi due, essendoci accaduto cotesto? Quel nero serpe malvagio, uscendo dalla cavità dell’albero, si va divorando i nostri piccini. Dicasi alcuno spediente per riparare a ciò!
E ancora:
Noi pure che stiam là, ogni giorno siamo in pericolo di vita. — Lo sciacallo disse: Quanto a voi, voi non dovete minimamente turbarvi. Però quel ghiottone non potrà essere tolto di mezzo che con l’astuzia, perchè è stato detto:
E poi:
Una gru che assai pesci divorava Grandi, mezzani e piccoli, fu morta |
I due dissero: Come ciò? — E l’altro disse:
Racconto. — In un certo paese selvoso era già un grande stagno fornito di diversi pesci. Una gru che là aveva posto la sua dimora, venuta a vecchiezza non poteva più prender pesci, perciò, con la strozza tormentata dalla fame, sedutasi sulla sponda di quello stagno, se ne stava piangendo, bagnando la terra di lagrime scorrenti, simili a perle. Allora