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34 | novelle indiane di visnusarma |
Ancora:
[struggere
Ch’è la donna, velen misto d’ambrosia,
Corba di tutti inganni, aspra e difficile
A governar da grandi e valent’uomini,
Ostel d’impudicizia e gorgo e vortice
Di perigli, città di scelleraggini,
Ripostiglio di vizi e casa propria
Di cento iniquità, regno di trappole?
Intanto che dell’uom poi non si fidano.
Però da chiunque è d’alta e nobile indole,
Son veramente da fuggir le femmine,
Come per cimiteri atre fantasime4.
Elefanti, le gote che han rigate
Di molto umor stillante5:
Uomini saggi, eroi forti e animosi
Dell’armi alla tenzone,
Davver, che sono assai povera cosa
Di donne al paragone!
[mora,
Se d’amor preso al laccio il veggan poi,
Traggonlo dietro a sè come quel pesce
Che avidamente diè di morso all’esca.
E che?
E d’affetto6 momentaneo,
Come nubi che s’accendono
- ↑ Si baciano alle donne le labbra, ma il cuore, per la sua durezza e ferità, si comprime dagli uomini coi pugni.
- ↑ I poeti sogliono dire che le donne hanno occhi di gazzelle. Qui è detto con ironia e per ischerno.
- ↑ Per intendere questo passo, bisogna notare che le parole del testo possono avere e hanno senso doppio. Così durezza del petto che, nel senso materiale, è pregio della donna giovane e fresca, significa anche durezza di cuore; lo stesso dicasi delle altre qualità donnesche qui enumerate. Il poeta poi conclude che la turba dei vizi delle donne si crede turba di virtù, facendo un giuoco di parole con gana, turba, e guna, virtù.
- ↑ Traduzione congetturale, perchè la parola del testo, ghatikà o ghatakà, s’interpreta assai diversamente, ora fantasmi (Benfey), ora pentole (Fritze), ora alberi di fico (Commento sanscrito dell’Edizione di Calcutta).
- ↑ Quando sono in amore.
- ↑ Giuoco di parole. Râga, in sanscrito, significa tanto affetto quanto colore.