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libro primo 27

tuato delle parole di Sangivaca, s'è volto contro il suo stesso costume. Intanto, tutta la sua corte s’è dispersa. Che si fa adunque? — Carataca disse: Se anche il re non vorrà seguire il tuo consiglio, si deve tuttavia ammonirlo per prevenire gli errori. Poichè è stato detto:


Anche se non porge ascolto,
Vuolsi un principe ammonir
Da chi ha tale ufficio e cura,


Come già il figliuol d’Ambica,
Suoi errori a prevenir,
Fu ammonito da Vidura1.


E poi:


Se un elefante o un principe,
In sua matta follia,
Lascia la dritta via,


Tosto nel biasmo incorrono
I consiglier2 di lui
E i satelliti sui.

E però, poichè da te fu menato presso il nostro padrone quell’animale erbivoro, ecco che di tua mano stessa son state accumulate le brace. — Damanaca disse: Questo è vero! L’errore è mio, non del re. Perchè è stato detto:


Dei capron per la battaglia,
Lo sciacallo si perdè;
Per Asadabuti, noi;
La ruffiana, perchè affari


Ebbe a cor che non son suoi;
Malanni tre
Fatti da sè3.

Carataca disse: Come ciò? — E l’altro disse:

Racconto. — In un certo paese è un oratorio laddove abitava già un monaco mendicante di nome Devasarma. Costui, dalla vendita di certe vesti finissime state date a lui da gente devota, adagio adagio s’era procacciata una bella somma di denaro. Allora, egli cominciò a non fidarsi di nessuno, nè si toglieva mai di sotto all’ascella quella somma, fosse giorno, fosse notte. Però fu detto bene anche questo:


In procacciar ricchezze è gran disagio;
Disagio in custodirle, procacciate.

Disagio allor che vengono,


Disagio allor che sfumano.
Oh! ree dovizie a stento conservate!


Ora, un tale, di nome Asadabuti, scellerato ladro degli averi altrui, avendo veduto quel gruzzolo di denari andar sotto l’ascella del monaco, così pensò: Come mai gli s’ha da portar via quel gruzzolo di denari? Ma qui, nel chiostro, per la soldità delle pietre congiunte, non c’è modo di rompere la parete, e per l’altezza non c’è da entrare per la porta. Io dunque, quando gli avrò ispirato fiducia con finte parole, mi acconcerò ad essere suo discepolo in modo che egli si fidi. Perchè è stato detto:


Chi non ambisce, pubblico ufficiale
Non sarà mai; non cura l’azzimarsi

Chi non fa il vagheggin presso alle donne,


Nè l’ignorante cosa che ti piaccia,
Parlerà mai, nè fia che inganni altrui
Chi dice aperto li pensieri sui. —

  1. Il figlio di Ambica è il re Dritarastra, uno dei principali eroi del Mahabharata.
  2. La parola del testo mahâmâtra significa ministro, consigliere, e anche guardiano d’elefanti.
  3. Nel senso di avvenuti per colpa di chi ne ha avuto il danno.