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libro primo | 27 |
tuato delle parole di Sangivaca, s'è volto contro il suo stesso costume. Intanto, tutta la sua corte s’è dispersa. Che si fa adunque? — Carataca disse: Se anche il re non vorrà seguire il tuo consiglio, si deve tuttavia ammonirlo per prevenire gli errori. Poichè è stato detto:
E poi:
E però, poichè da te fu menato presso il nostro padrone quell’animale erbivoro, ecco che di tua mano stessa son state accumulate le brace. — Damanaca disse: Questo è vero! L’errore è mio, non del re. Perchè è stato detto:
Carataca disse: Come ciò? — E l’altro disse:
Racconto. — In un certo paese è un oratorio laddove abitava già un monaco mendicante di nome Devasarma. Costui, dalla vendita di certe vesti finissime state date a lui da gente devota, adagio adagio s’era procacciata una bella somma di denaro. Allora, egli cominciò a non fidarsi di nessuno, nè si toglieva mai di sotto all’ascella quella somma, fosse giorno, fosse notte. Però fu detto bene anche questo:
Disagio allor che vengono,
Disagio allor che sfumano.
Oh! ree dovizie a stento conservate!
Ora, un tale, di nome Asadabuti, scellerato ladro degli averi altrui, avendo veduto quel gruzzolo di denari andar sotto l’ascella del monaco, così pensò: Come mai gli s’ha da portar via quel gruzzolo di denari? Ma qui, nel chiostro, per la soldità delle pietre congiunte, non c’è modo di rompere la parete, e per l’altezza non c’è da entrare per la porta. Io dunque, quando gli avrò ispirato fiducia con finte parole, mi acconcerò ad essere suo discepolo in modo che egli si fidi. Perchè è stato detto:
Chi non fa il vagheggin presso alle donne,
Nè l’ignorante cosa che ti piaccia,
Parlerà mai, nè fia che inganni altrui
Chi dice aperto li pensieri sui. —