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26 | novelle indiane di visnusarma |
Damanaca non avevano più l’accesso. Ma poi, poichè il leone omai si asteneva dall’usar violenza1, tutta la corte e i due sciacalli ancora, afflitti dal malanno della fame, passando ciascuno in altra parte della selva, là si stettero. Perchè è stato detto:
E se nobile egli è, come una pianta
Che si seccava, lasciano gli augelli.
E poi:
Invece:
Mai non fia da’ suoi servi tradito
S’anche alcun n’ha vessato e garrito.
E poi non soltanto i ministri son così fatti, ma tutto (pianto il mondo, per amor dell’interesse, si regge alternatamente per mezzo dell’amicizia e degli altri tre modi2. Inquantochè:
La notte e il giorno, i medici ai malati,
Ad altre terre i principi, i mercanti
Ai compratori, agl’ignoranti i dotti,
I ladri agl’imprudenti, i mendicanti
Ai padroni di casa, ai vagheggini
Le cortigiane, i furbi a tutti quanti;
Così, con arte, di vivere intendono
Come i pesci che ai pesci insidie tendono.
Anche questo, tuttavia, egregiamente si suol dire:
Allora Carataca e Damanaca, privati della grazia del loro signore, con la strozza afflitta dalla fame, si consigliarono l’un con l’altro, e Damanaca diceva: O nobile Carataca, eccoci caduti in basso! Quel Pingalaca, infa-
- ↑ Andando a caccia per far preda e cibarsi.
- ↑ Cioè tradimento, corruzione, violenza.
- ↑ Vedi la nota di sopra.
- ↑ Il serpente è sacro al dio Siva, il topo è sacro a Ganesa che è il dio del sapere, il pavone è sacro a Cumara dio della guerra, e il leone è sacro a Durga moglie di Siva, nata sui monti. Questi quattro animali che pur stanno in casa di Siva, sono inimicissimi fra loro, e però qui sono assunti a rendere immagine del modo, in cui l’uno insidia l’altro.
- ↑ Nel mondo.