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libro primo 25

udito ciò, andò pensando: Da che son nato, io, quando faccio le occorrenze mie, non ho mai mangiato citrioli, e però come è impossibile cotesto malanno che questo sciocco ha or ora detto, così è impossibile quell’altro di Dantila. Tale è il mio pensiero, lo ho fatto male togliendo a quel poveretto ogni onore. Simili cose sono impossibili in uomini tali! Intanto, perchè egli manca, le faccende del re e le faccende dei cittadini vanno tutte a male. — Così più volte avendo parlato fra sè, chiamato a sé Dantila e restituitigli i suoi propri ornamenti e le vesti e altro ancora, lo rimise nel suo ufficio. Perciò io dico:


Chi per superbo vampo
Ai grandi, ai medi, agli infimi non rende

Il lor dovuto onore,


Come Dantila, di suo grado scende,
Ben che onorato assai dal suo signore. —


Sangivaca disse: Amico, è vero quello che tu hai detto, e però si faccia così. — Detto ciò, Damanaca, presolo con sè, se ne venne nel cospetto di Pingalaca e disse: O signore, costui che è stato qui menato da me, è Sangivaca. Ora, il re comandi! — Sangivaca allora, fatto con rispetto un inchino a Pingalaca, stette con sommissione nel suo cospetto, e Pingalaca, porgendo la destra armata d’unghioni, simili a cunei di ferro, a lui che aveva una grossa e prolungata gobba, facendogli onore, gli disse: E tu pure stai bene? Come mai sei tu venuto in questa selva disabitata? — Da Sangivaca allora fu raccontata tutta la sua avventura; in qual modo egli si fosse separato da Vardamana, anche questo fu fatto conoscere da lui. Avendo ciò udito Pingalaca, disse: Amico, non temere. Tu starai a tua voglia in questa selva difesa dal mio braccio. Tuttavia tu devi star sempre sempre accanto a me, perchè, non potendosi questa pericolosa foresta abitare nemmeno dagli animali forti per essere infestata da belve terribili, come mai vi si potrebbe stare da animali erbivori? — Come ebbe detto ciò, il signor degli animali, disceso alla sponda della Yamuna, quando ebbe bevuto e preso un bagno a sua voglia, se ne ritornò alla selva di prima, suo proprio e libero soggiorno. Rimesso allora il carico del regno a Carataca e a Damanaca, insieme a Sangivaca se ne stette a godere della felicità dello stare insieme e del conversare. Intanto, fu detto a proposito:


Quella che una sol volta
E sol per caso avviene
Nobile compagnia
Degli uomini per bene,


Incorruttibil dura
In ogni tempo. Ma
Che rinnovar si possa,
Nessun si aspetterà.


Intanto, in pochi giorni, da Sangivaca che si valeva del suo sapere per aver letto certi libri di morale, Pingalaca, benchè duro di cervello, fu fatto sapiente; laonde, dismesso il costume selvaggio, gli fu fatto assumere costume cittadinesco. Che più? Ogni giorno Pingalaca e Sangivaca di tutto si consigliavano insieme in segreto, allorquando tutta l’altra corte degli animali si era allontanata. Anzi, i due sciacalli Carataca e