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libro primo 15

Perchè poi da nostro signore mi si fa atto di dispregio mentre egli pensa di me: «Costui è uno sciacallo!», sappiasi che ciò non è punto addicevole. Perchè fu detto:


     Vien da un baco la seta e dalle pietre
L’oro e il panico dal pel de’ giovenchi1,
Dal fango il loto, e la luna dal mare,
Dal letame bovino il loto azzurro,
Dal legno il fuoco, e nascon dalla cresta
De’ serpenti le gemme2, e vien dal fiele
Delle vacche il sapone. Or, chi ha valore
Sol col mostrar proprio valor, non mai
Con l’origine sua, montasi in gloria.
     Come con molte e molte
Festuche insiem raccolte
Di erandi, binde e nale


E d’arche3, non può farsi opra di legno4,
Così niun frutto degno
Vien da un servo ignorante e dozzinale.
     Anche se nato in casa,
Vuolsi uccidere il topo malfattore;
Ma il gatto utile e savio,
Si fa venir con doni anche di fuore.
     Che far d’un servo ch’è fedel, ma stolido?
Che d’un protervo, ben che destro ed abile?
Ma tu, gran re, stima non far spregevole,
Non far di me, che abil ti sono e dedito! —


Pingalaca disse: Sia pure! Ma, abile o non abile, tu sei pur sempre il figlio dell’antico nostro ministro, e però di’ tu liberamente ciò che vuoi dire. — Damanaca disse: O signore, c’è alcuna cosa da farti sapere! — Pingalaca disse: E tu dilla di proposito. — E l’altro disse:


«Sia pur cosa inconcludente
Che riguardi il nostro sire,
Nel cospetto della gente


     Non dovrassi mai ridire» — ,
     Così dicea Brihàspati5 una volta.


Perciò voglia il re ascoltare in disparte ciò che io desidero fargli sapere, inquantochè


Da orecchi sei
Parola intesa
Attorno va;
Da quattro orecchi
S’ella è compresa,
Ferma si sta.


Parola udita
Da orecchi sei
Il sapïente
Eviterà
Con quanto studio
Vorrà e potrà. —

Allora senza indugio si allontanarono tutti insieme e in un istante, avendo udito cotesto, i ministri di Pingalaca che ne ebbero conosciuto l’intenzione, cioè le tigri, i leopardi, i lupi. — E Damanaca disse: Nostro signore era pur qui venuto per ber dell’acqua; perchè dunque si sta egli qui, mutato pensiero? — Pingalaca, con un sorriso sforzato, rispose: Oh! non è nulla! — E l’altro disse: O re, se cotesta non è cosa da dirsi, resti così. Perchè è stato detto:

  1. Dûrvâ, panicum dactylon, erba volgare (De Gubernatis, Piccola Enciclopedia indiana). Per pelo di giovenchi pare si debba intendere, secondo il Benfey (nota 90), una specia d’erba dei prati.
  2. Credenza superstiziosa indiana.
  3. Nomi indiani di erbe.
  4. Cioè non possono aver resistenza, anche se riunite, come un tronco di legno.
  5. Il dio o genio della preghiera e della eloquenza.