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216 novelle indiane di visnusarma

su ti legheranno e uccideranno. Mangia adunque delle zucche che hanno sapor d’ambrosia, e non impacciarti per ora del cantare. — Udendo cotesto, l’asino disse: Oh! tu non conosci la dolcezza del cantare, tu, che abiti nelle selve! e però parli così. Ora, è stato detto:


Quando le tenebre
Lungi son rotte
Dal lunar raggio
In queta notte1,
Quando si posano


Coi loro amori2,
L’orecchio penetra
De’ gran signori
Divino incanto
Di dolce canto3. —


Lo sciacallo disse: Zio, così è! Ma tu canti molto sgarbato. A che dunque vociare fuor di proposito? — L’asino disse: Via, via, sciocco! Qual è quel canto che io non conosco? Odasi quante specie di canto vi sono! Cioè:


Ricordansi tre pause e note sette,
Toni ventun, quarantanove neumi,

Tre tempi, tre battute e tre fermate,
Sei specie di cesure e nove accenti,
Ventisei modi e quaranta maniere
E di canzoni più che centottanta-


cinque specie diverse. In questa guisa,
Giusta le norme sue, Bàrata disse4.

Nemmeno per gli Dei cosa è nel mondo
Che più del canto possa dilettare.

Dell’aride minugie5 al suo giocondo,
Potè Ravana6 un di Siva atterrare.


Come dunque, nipote mio, mi chiami ignorante e m’impedisci di cantare? — Lo sciacallo disse: Zio, se così è, io stando sul pertugio della siepe, terrò d’occhio il custode dell’orto; ma tu canta come più vuoi. — L’asino allora, allungando il collo, incominciò a ragliare. Il custode dell’orto, come udì il raglio dell’asino, stretti i denti per ira, afferrò un bastone e accorse. Quand’egli ebbe veduto l’asino, tanto lo picchiò con quel bastone che l’asino tutto pesto cadde a terra. Legatogli allora al collo un mortaio bucato, il custode si sdraiò per dormire, e l’asino, come gli fu sparito il dolore delle busse, secondo la natura asinina, in un attimo si levò. Perciò è stato detto:


Per cani e somari,
Per muli e cavalli,
Se in tutto badate,


Più d’un sol momento
Delle bastonate
Non dura il tormento.


Così adunque, portandosi via quel mortaio e rompendo la siepe, prese a fuggir via. Lo sciacallo allora che lo vide da lontano, gli gridò dietro ridendo:

  1. In notte autunnale, secondo il testo.
  2. Con le loro belle.
  3. Nettare, secondo il testo.
  4. Barata (Bharata) è un sapiente leggendario a cui si attribuisce l’invenzione dell’arte scenica. — Quanto alla traduzione dei termini musicali, fatta da me come meglio ho potuto, non posso risponder nulla. Non si sa, quei termini, a quali nostri possano corrispondere. Il Fritze omette di tradurli. Il Commentatore indiano sarà chiaro per gl’Indiani, ma per noi è più oscuro del testo. Il Benfey stesso dice di non esser sicuro della sua traduzione.
  5. Le corde d’uno strumento musicale.
  6. Re di Lanca (Ceylan). Vedi Ramayana.