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libro quinto 213

terzo allora apri il suo volume e lesse: «Della giustizia è rapido l’incesso». Oli! dunque costei è la Giustizia! — Il quarto disse: «Congiungasi l’Amore alla Giustizia!» — Essi allora legarono l’asino al collo del cammello. Intanto, vi fu taluno che riferì tutto ciò al lavandaio1; ma, accorrendo egli per bastonar quei quattro dottori sciocchi, essi fuggirono. Andarono alcun tratto innanzi per la via, quand’ecco si trovarono presso di un fiume, in mezzo alle cui acque avendo veduto galleggiare una foglia di albero palasa, uno di loro disse:


«Poi che una foglia
In giù deriva,


Essa ci passa
All’altra riva»2. —


Dette queste parole, si gettò sulla foglia per passare il fiume, ma fu strascinato via. Un altro dottore, al vederlo menato via così dall’acqua, l’afferrò per l’estremità dei capelli e disse:


Ove di cosa alcuna
Integra sia rovina.
La salva per metà
L’uom di dottrina.


Quella metà egli adopra
Per tutte sue faccende;
Di danno integrità3
Soverchio offende. —


Così dicendo gli tagliò la testa. In seguito, i tre dottori camminando giunsero presso di un villaggio. Furono invitati dagli abitanti, e ciascuno fu menato in una casa diversa. Ad uno furon dati da mangiare maccheroni conditi con pezzetti di burro; ma il dottore, pensando e considerando i precetti della sua dottrina, disse: Roba ch’è troppo lunga, fa male. — Così dicendo e lasciando il mangiare, se n’andò via. — All’altro furon date focacce; ma egli disse: Tutto ciò che è troppo sottile, non dura molto. — Così lasciando il mangiare, se n’andò. — Al terzo furon date da mangiare focaccette tutte bucate4; ma egli allora disse:

Molti malanni trovansi ne’ buchi. —


Così questi tre dottori, tutti affamati, derisi dalla gente, se ne ritornarono di là al loro paese. Perciò io dico:


Gente ch’è dotta in ogni disciplina,
Ma dell’andar del mondo nulla sa,

Agli altri oggetto di rider si fa
Come que’ sciocchi pieni di dottrina. — }}


Avendo udito cotesto, l’uom della ruota disse: Oh! ciò è senza ragione! Perchè


Dall’avverso destino atterrati
I più saggi sen vanno in malora,


E quei godono ovunque ed ognora
Che di senno meschin fùr dotati.

  1. Padrone dell’asino.
  2. Pare che, leggendo il suo volume da lui consultato, il Bramino sciocco abbia preso abbaglio, scambiando pâtra, dignità, forza, persona di gran virtù, come era scritto, con patra, foglia, fronda.
  3. Nel senso di perdita totale di una cosa.
  4. Se pure così va inteso, perchè i nomi di queste pietanze sono difficilissimi da interpretare e non si trovano in tutti i vocabolari.