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212 novelle indiane di visnusarma

voglio rendere infruttifera la scienza. — Il furbo allora disse: Ebbene, aspetta almeno un momento perch’io possa salire su quest’albero vicino. — Dopo ciò, come il leone fu ritornato a vita, diede un balzo e quei tre furono uccisi, e il furbo, quando il leone se ne fu andato altrove, saltò giù dall’albero e ritornò a casa. Perciò io dico:


Meglio accortezza
Che sapïenza;
Avvedutezza
Vince scïenza.


Chi non è accorto
Va in perdizione
Come chi un tempo
Foggiò un leone.


Con ciò, è stato detto ancora:


Gente ch’è dotta in ogni disciplina,
Ma dell’andar del mondo nulla sa,

Agli altri oggetto di rider si la,
Come que’ sciocchi pieni di dottrina. —


Quel dalla ruota domandò: Come ciò? — E l’altro disse:

Racconto. — Abitavano una volta in un certo paese quattro Bramini venuti in grande amicizia fra loro. Fin dalla loro fanciullezza avevano essi questo pensiero: Andando in paese straniero, facciasi acquisto di dottrina. — Così adunque, a un altro giorno, fatto insieme tale divisamente, i Bramini, per fare acquisto di dottrina, se ne vennero alla città di Caniacubgia. Là, entrati in un collegio, si posero allo studio. Come vi si furon tenuti per dodici anni mentre tutti e quattro, con uniformità d’intento, divennero esperti nella scienza, alfine, convenuti insieme, tutti insieme dissero: Noi siam giunti al fondo d’ogni dottrina. Perciò, come avremo salutato il nostro maestro, ritorneremo al nostro paese. Facciasi adunque così. — - Come ebbero così parlato i Bramini, salutalo il loro maestro e presone commiato e tolti con sè i loro volumi, si partirono. Quando ebbero percorso un certo tratto di strada, ecco che si offriron loro due strade. Tutti e quattro allora si sedettero. Uno di loro disse: Per qual via andremo noi? — In quel tempo, era morto in quella città il figlio d’un mercante, e però s’era là raccolta molta gente per dargli sepoltura. Uno allora dei quattro Bramini consultò il suo volume e lesse: «Quella via dov’è molta gente, quella è la via1». Andiamo adunque per questa via dov’è tanta gente. — Ma poi, mentre i quattro dottori andavano per quella strada in cui era così gran folla, ecco che un asino se ne stava la presso il cimitero. Dissero: Che è cotesto? — Il secondo allora, come ebbe consultato il suo volume, disse:


«Quei che teco si trova al festino,
Alla pugna, allo porte del re,


Al bisogno, all’avverso destino
Al sepolcro, è il congiunto di te».


Oh! dunque egli è il congiunto nostro! — Così uno gli si gettò al collo e un altro gli lavò i piedi. Ma poi, mentre i dottori guardavano qua e la venne loro veduto un cammello. Dissero: Oh! che e mai cotesto? - Il

  1. Cioè la via buona da percorrere.