210 |
novelle indiane di visnusarma |
|
di rame, e qui il suolo è d’argento; perciò più innanzi sarà quello d’oro. Anche se l’argento è molto, non però ne vien tolta la povertà. Noi due intanto andremo innanzi. — L’altro allora disse: Noi due andate pure, ch’io non verrò con voi. — Detto ciò e presosi tanto argento quanto potè, ritornò a casa. Intanto, ad uno degli altri due che andavano innanzi, cadde il talismano; egli scavò ed ecco che il suolo di sotto era tutto d’oro. Al vederlo, tutto gioioso disse all’altro: Oh! prendiamoci di quest’oro quanto ne vogliamo poiché più innanzi non ci può essere nulla di meglio! — Ma l’altro disse: O sciocco, tu non sai nulla! Da principio s’è trovato del rame, poi dell’argento, poi dell’oro; perciò più innanzi vi saranno delle gemme, da una sola delle quali sarà tolta via la nostra povertà. Lèvati adunque e andiamo innanzi. Che s’ha da fare di tutta questa sostanza anche se grande? — Ma l’altro disse: Tu vattene, chè io, standomi qui, ti aspetterò. — Così fu fatto, e quegli, smarritosi dalla via segnata dal mago, andò vagando qua e là con le membra arse dai raggi del sole estivo, tormentato dalla sete; e mentre andava errando, ecco che sopra un’altura scoperse un uomo che aveva sul capo una ruota che si girava, e tutta la persona aveva macchiata di sangue. Andando allora verso di lui con molta fretta, gli disse: Oh! chi sei tu? e perché te ne stai qui con cotesta ruota che ti gira sul capo? Dimmi intanto se in qualche luogo c’è dell’acqua da bere, perché io son qui tormentato dalla sete. — Ma, intanto ch’egli così parlava, la ruota, in un attimo, dal capo di colui passò sul capo del Bramino, il quale disse: Amico, che è mai ciò? — E l’altro rispose: Anche a me, un giorno, essa mi montò sulla testa. Ora dimmi, disse il Bramino, quando essa ne discenderà. È questo un gran fastidio per me. — Quando un altro come te, disse, che tenga in mano un talismano magico, venendo qui, ti volgerà la parola, allora la ruota monterà a lui sul capo. — Il Bramino disse: Quanto tempo è passato da che tu stavi così? — L’altro disse: Chi è ora re in terra? — Quel della ruota rispose: Il re Vinavatsa. — Quell’uomo allora disse: Rama regnava allorquando io, afflitto dalla povertà, togliendomi un talismano magico, venni qui come tu hai fatto. Qui ho io veduto un altr’uomo che aveva in capo una ruota, e anche l’ho interrogato; e perché io l’interrogai come tu hai fatto dal capo di lui sul mio nello stesso modo cotesta ruota è passata, io però non conosco il computo del tempo. — Quel dalla ruota disse: Come dunque, essendo tu in questo stato, potevi avere da bere e da mangiare! — Quell’uomo rispose: Amico, per timore che gli s’involino i suoi tesori, il dio delle ricchezze fa vedere ai negromanti questa cosa spaventosa per la quale nessuno non viene mai qui. Che se mai per caso qualcuno viene, libero dalla fame, dalla sete e dalla voglia di dormire, sciolto da vecchiaia e da morte, sostiene soltanto il martirio della ruota. Ma tu lasciami omai tornare a casa mia, ch’io per te son stato liberato dal lungo mio dolore, lo intanto me ne vo al mio paese. — Così dicendo se n andò. Quand’egli fu partito, il negromante dell’oro, dicendo fra se: Perchè mai