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204 novelle indiane di visnusarma

Appena vanno,
Le bollicine
Tosto si sfanno.
Abbandonando chi è d’egregia stirpe,
Chi è di gran sangue ed abile e avveduto,

Sempre la turba della gente a quello
Sen va che più d’averi è provveduto,
Quasi l’albero ei sia d’ogni piacere1,
Anche se abietto e stolido e braghiere.

Opra egregia fatta un dì
Vuota e inutile si sta
E ogni saggio, anche se uscì


Di gran schiatta, sempre va
Come servo ad obbedir
Quei che giunse ad arricchir.
Non dice la gente:
«Un povero egli è!»,
Se a voglia ruggente
Dell’acque ode il re.
Non reca disdoro
Quell’opra con sè
Che un uom pieno d’oro
Talvolta compiè2. —


Dopo questi pensieri, così seguitò con questi altri: Io adunque, dandomi ad un digiuno volontario, domani mi lascierò morire. Che ho da farmi io del malanno d’una vita che è inutile? Così avendo divisato, si addormentò. Allora, nel suo sonno, gli si mostrò, in forma di monaco mendicante, il tesoro del loto3, che gli diceva: O mercante, non disperarti. Io sono il tesoro del loto già stato guadagnato dai tuoi antenati. Io, in questa forma, verrò doman mattina alla tua casa. Tu allora mi devi battere sul capo con un colpo di bastone, perchè io tosto mi farò tutto d’oro incorruttibile. — Quand’egli si destò al mattino, ricordandosi di quel sogno, stava tutto pensoso dicendo: Oh! non si può sapere se cotesto sogno sarà vero o falso! È possibile tuttavia che sia falso perciò appunto che io giorno e notte non faccio altro che pensare a ricchezze. Perchè è stato detto:


Sogno veduto
Da chi è ammalato,
O sbigottito,
O innamorato,


O pensieroso,
O ubriacato,
Senza alcun frutto
Sempre è restato. —


Intanto, la moglie di lui aveva fatto chiamare certo barbiere che le facesse la pulizia delle unghie. Ora, mentre costui attendeva a quel suo lavoro del pulir le unghie, ecco che d’un tratto si presentò un monaco mendicante in quella siffatta forma. Manibadra allora, come l’ebbe ravvisato, tutto lieto dell’animo, con un bastone di legno che giaceva là presso, lo colpì nel capo, e il monaco, fattosi tutto d’oro, cadde a terra nel momento. Ma il mercante, intanto che riponeva quell’oro in casa, adocchiò per avventura il barbiere. Al vederlo, egli pensò fra sé: Ohimè! se qualche cosa è trapelata di questa faccenda, io sono rovinato! — In questo pensiero, fece

  1. L’albero favoloso del paradiso indiano che rende pago ogni desiderio che gli viene manifestato.
  2. Vuol dire: Se il mare, re delle acque, è in tempesta e fa danni e rovine, la gente non ne fa caso, perchè è potente. Così ogni potente e danaroso, al mondo, può fare ciò che più gli pare e piace.
  3. Nome di uno dei tesori di Cuvera (Kuvera) che è il dio delle ricchezze.