Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/209


libro quarto 201

Così avendo pensato, andato incontro alla tigre con la cervice alta per certo sentimento d’arroganza, con turbamento dell’animo le disse: Mamma mia, come mai sei tu venuta qui in bocca alla morte? Quest’elefante é stato ucciso da un leone. Egli poi, dopo che m’ebbe posto qui a fargli la guardia, se n’è andato al fiume per farvi le abluzioni; ma nell’atto del partire m’ha dato questo comando: «Se mai capita qui qualche tigre, tu di soppiatto fammelo sapere, perché io disgombri da ogni tigre questa selva. Una volta, una tigre, divorandosi in disparte un elefante che io aveva ammazzato, non mi lasciò altro che gli avanzi. Da quel giorno in poi io sono adirato con tutte le tigri». — Udendo ciò, la tigre tutta spaventata rispose: Figlio mio, salvami almeno la vita! Anche s’egli viene qui assai tardi, guarda tu di non dirgli il fatto mio. — Ciò detto, fuggi via in tutta fretta. Partita la tigre, ecco sopraggiungere un leopardo, e lo sciacallo, al vederlo, così pensò fra sé: Cotesto chiazzato ha i denti forti. Ora io farò in modo che egli mi schianti la pelle sul fianco di questo elefante. — Cosi avendo divisato, si volse al leopardo dicendo: O fratello, perché mai ti fai vedere così di rado? Oh quanto sembri essere affamato! Ora però tu sei ospite mio. Ecco qui un elefante che è stato ucciso da un leone e a cui io, per suo comando, sto a far la guardia. Tu però, intanto che il leone non torna ancora, mangiando della sua carne, quando te ne sarai satollato, vattene via presto. — Il leopardo rispose: Babbo mio, se così è, io non posso mangiar di questa carne, perché l’uomo, fin ch’è vivo, vede cento avventure felici1. Ora, è stato detto:


Un boccon che può ingoiarsi,
Ingoiato, digerirsi;
Digerito, a pro’ voltarsi,


Sempre vogliasi appetirsi
Da colui che cercar sa
Qui la sua felicità.


Intanto si suol sempre mangiare ciò che si digerisce bene. Io però me n’andrò via subito di qui. — Lo sciacallo disse: O sciocco, mangia senza alcun timore! lo ti farò sapere la venuta di colui anche quando sarà lontano. — Dopo ciò, quando lo sciacallo ebbe notato che il leopardo aveva lacerato la pelle, si mise a gridare: Vattene, figlio mio! vattene! 11 leone viene! — Come intese, il chiazzato fuggì lontano. Ma, mentre lo sciacallo si mangiava un brandello di carne per quello squarcio fatto far da lui con quell’astuzia nella pelle, ecco che sopraggiunse tutto iroso un altro sciacallo. Egli allora, ben sapendo che gli era pari di vigore, si mise a recitare quei versi:


Chi è più forte, a noi s’acquisti
Con lusinghe ed umiltà;
Ehi è gagliardo, a noi s’acquisti
Con astuzia e furbità;


Chi è da meno, a noi s’acquisti
Con un piccolo presente,
E chi è pari, a noi s’acquisti
Con un colpo oltrapossente. —


Così, voltandogli risolutamente di contro, sbranatolo con le zanne e ammazzatolo, si mangiò da solo con tutto agio e felicemente la carne

  1. Si sottintende che, morto, non le vede.