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192 novelle indiane di visnusarma

Va via sciocco! che soltanto per amor di donna hai messo mano a far tutto questo, mentre nessuno dovrebbe aver fiducia in donne. Perchè è stato detto:


Quella per cui la casa abbandonai
Cui di mia vita la metà si cede,

Mi lascia senza avermi amato mai.
In donna oli! chi può avere alcuna fede? —


Il delfino disse: Come ciò? — Il scimio disse:

Racconto. — In un certo paese c’era una volta un Bramino, che aveva una donna cara a lui più della sua propria vita. Costei però non cessava dall’abbaruffarsi ogni giorno con la famiglia, onde il Bramino, non potendo sopportar quelle liti, per amor della moglie abbandonò la sua famiglia e con lei partì per un paese lontano. Quando furono nel mezzo d’una gran selva, la Bramina disse: O nobil uomo, io muoio dalla sete. Cercami in qualche luogo dell’acqua. — Quando il Bramino, che a quelle parole era andato a prender l’acqua, ritornò, trovò che essa era morta. Mentre egli, facendone cordoglio per il molto amore, stava piangendo, ecco ch’egli udì nell’aria questa voce: O Bramino, se tu cedi a lei la metà della tua vita, la Bramina rivivrà. — Avendo udito, il Bramino, fatte le purificazioni di rito, le cedette, pronunciando tre parole solenni, la metà della propria vita; onde sùbito, a quelle parole, la Bramina risuscitò. Allora, come ebbero bevuto dell’acqua e mangiato di certi frutti silvestri, si rimisero in cammino. Nell’andare, quando furono all’entrata di una città, essendosi messi per un giardino fiorito, il Bramino disse alla moglie: O cara, fino a che io non torni dopo che avrò comprato da mangiare, tu devi startene qui. — Detto ciò, egli partì. Intanto, in quel giardino fiorito, uno storpio che volgeva la ruota d’un pozzo, stava cantando con voce celeste. All’udirla, la donna, ferita dal dio dell’amore, andatagli accanto, gli disse: O caro, se tu non mi amerai, avrai colpa d’aver dato morte a una donna. — Lo storpio rispose: Che vuoi far tu d’uno sciancato come me? — Quella disse: A che questo discorso? Oh! tu devi di necessità venire a convegno con me! — Lo storpio, udendo cotesto, fece; e quella, come ebbe gustato il piacere, disse: D’ora in poi, finché duri la vita mia, io mi son data a te. Sapendo ciò anche tu devi venir con noi. — Lo storpio disse: Sia pur così. — Il Bramino intanto, avendo comprato da mangiare, quando ritornò si mise a mangiar con lei; ma essa disse: Cotesto storpio ha fame. Dàgli adunque qualche boccone. — Fatto ciò, la Bramina disse: O Bramino, nel tempo che tu senza alcun compagno te ne vai per i villaggi, io non ho alcun compagno per intrattenermi seco parlando. Perciò prendiamoci con noi lo storpio e andiamo. — Il Bramino disse: Io non posso sostener me stesso da me stesso; come potrei sostener anche uno storpio? — La donna rispose: Io lo porterò con me dentro una corba. — Il Bramino, con mente che si lasciò ingannare da quelle parole false, acconsentì. Dopo ciò, un giorno, mentre si riposava presso una cisterna, da lei che s’era innamorata dello storpio, egli fu sospinto e fatto cadere nel fondo di quella, ed essa, presosi con sè lo storpio,