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12 | novelle indiane di visnusarma |
Carataca disse:
Ogni gran cosa. D’aspidi
Tutti son pieni, asperrimi,
Ripidi, inaccessibili.
E poi:
E poi:
Bilingui, facitor d’opre dolenti,
Vagheggianti alle colpe più perverse.
Veggon da lungo i re, come i serpenti.
Quei che son cari ai principi,
Ove anche poco sbaglino,
Dentro la fiamma abbruciano
Come farfalle stupide.
Difficile a toccar grado reale
Che pur s’onora da tutta la gente;
Ma, come al grado avvien sacerdotale,
Per picciol fallo rendesi perdente.
Damanaca disse: Ciò è vero, ma pure
E di questo e di quello comportandosi
Secondo la natura ed acconciandosi,
E questo e quello tragge il sapïente
Al suo voler, sollecito adoprandosi.
L’andar secondo volontà del sire
Pur fa bene a chi vive sottomesso;
Da chi s’acconcia a volontà d’altrui
Anche i mostri si possono asservire.
Carataca disse: Ebbene! se così hai deliberato, viaggio felice! e si faccia il tuo desiderio. — E l’altro, fattagli riverenza, si mosse per andar nel cospetto di Pingalaca. Pingalaca allora, vedendo venir Damanaca, disse al custode della porta: Mettasi da parte la bacchetta3. Damanaca, che è figlio del nostro antico ministro, non si deve impedire dall’entrare. Si faccia entrare perciò dentro il secondo circolo. — E l’altro disse: Così appunto come ha detto vostra Maestà! — Allora Damanaca, facendosi avanti, com’ebbe inchinato Pingalaca, si sedette al luogo che gli fu indicato; e quello, stendendogli la mano destra fornita di punte acute d’unghie, con segno d’onore gli disse: E sii felice tu pure! E perchè ti fai tu vedere