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libro primo | 11 |
Ver la regina e ver la regia madre,
Verso il primo minislro e verso il prence
Ereditario, verso il sacerdote
E il guardiano delle porte1, sempre.
Chi sa il lecito e l’illecito
E ad un cenno del suo sire
Pronto grida: Viva il re!,
E non dubita eseguire2,
È il mignone del suo re.
Quei che l’or di buono acquisto
Che gli diè regai favore,
Spese, e veste il drappo fe’
Che donògli il suo signore,
È il mignone del suo re.
Chi a discorsi ed a consigli
Intricar mai non si feo
Delle donne del suo re
O de’ servi al gineceo,
È il mignone del suo re.
Chi dei dadi estima un tratto
Quale un messo della morte3,
E le donne inganno a sè,
E veleno un licor forte,
È il mignone del suo re.
Chi precede il re fra l’armi4
E in città gli vien da tergo5
E alle porte si ristè
Tutto umil del regio albergo,
È il mignone del suo re.
Chi ad un cenno del suo prence.
Non risponde calcitrando
E se accanto gli sedè,
Non l’offende sghignazzando,
È il mignone del suo re.
Chi, pensando: «Son io sempre
L’onorato del mio sire» —
Nei perigli non si diè
Mai sue norme a trasgredire,
È il mignone del suo re.
Chi costante e d’odio pari
Del suo prence odiò i nemici
E di far cura si diè
Il desio dei regi amici,
È il mignone del suo re.
Chi la pugna il loco suo
Pensa, sciolto da paura,
E straniero suol si fe’
Caro come le sue mura,
È il mignone del suo re.
Chi commercio mai non ebbe
Con le donne del suo sire
E con esse mai non fe’
Liti o dispute sentire,
È il mignone del suo re.
Carataca disse: Allora, quando tu sarai andato là, qual cosa dirai tu per la prima? Questo almeno mi si dica! — E l’altro disse: Fu detto:
Da una parola, quando due favellano,
La parola in risposta si congenerà
Come da una semenza che dal piovere
Ebbe vigore, un’altra se ne origina.
E ancora:
Tristo effetto che nascea
Da non belli espedienti,
Lieto fin che si vedea
Da più acconci espedienti.
Sempre dicono i più saggi
Che procede da natura,
Come luce che s’irraggi,
Dalla buona o rea cultura6.
Come di pappagalli
D’altri sta sulla bocca
Ogni parola ornata;
D’altri nel cor profondo
Muta si sta e celata;
Ma d’altri veramente
E sulle labbra e in core
Dolce sonar si sente. —