Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/188

180 novelle indiane di visnusarma

sua mogliera alcuni di quei pomi rosati che gli erano restati da mangiare. Un giorno, costei gli domandò: Dove mai, marito mio, trovi tu questi pomi che sono eguali all’ambrosia? — Il delfino rispose: Cara mia, io ho un scimio di nome Ractamuca che mi è amico carissimo. Egli, per l’amor che mi porta, mi dà di questi frutti. — Quella allora disse: Chi mangia di questi frutti che in tutto somigliano all’ambrosia, deve avere il cuore tutto ambrosia. E però, se tu hai alcuna utilità della moglie tua, fammi avere il cuore di colui, mangiando del quale io, sciolta da vecchiezza e da morte, possa godermi con te d’ogni godimento. — Il delfino disse: Non parlar così, mia cara! Egli è ornai come un nostro fratello. Con questo, non è lecito ammazzare chi ci dà di tali fruiti. Però lascia tu questo tuo vano divisamente. Perchè è stato detto:


Un fratel ti dà la madre,
Un fratel la tua parola1;
Ma più caro han detto i saggi


Esser quel che dalla sola
Voce tua ti venne, quale
Un fratello tuo carnale. —


La delfina allora disse: Altre volte tu non hai mai fatto in modo diverso da quel che t’ho detto. Ma quella dev’essere certamente una scimia! perchè sol per amore tu puoi passar là tutta la tua giornata. Oh! io t’ho già conosciuto! Perchè è stato detto:


Tu a me con grazia
Non parli mai;
Ciò ch’io più voglio
Darmi non sai;
Spesso di notte
Forte sospiri
Come una fiamma
Che alta s’aggiri;


Se tu mi abbracci
Al collo e baci,
Freddo ti mostri
Nè te ne piaci.
Oh! scellerato!
Altra beltà
Di me più cara
In cor ti sta! —


Egli allora, abbracciando i piedi della consorte, disse con dolore:


Mentr’io cado a’ piedi tuoi,
Mentre al tuo servigio io son,


Tu ti sdegni, o bella irosa,
E non ne hai giusta ragion. —


Ma quella, udendo cotesto, col viso tutto bagnato di lagrime, rispose:


Con suoi cento vezzi e scede,
Dolce a te in sua falsità,
La tua bella, o scellerato,
Sempre e sempre in cor ti sta.


Ma per noi loco non resta
Nel tuo cor; però di te
Di finzion opra è cotesto
Tuo cadermi innanzi al piè.


Inoltre, se colei non è la tua amante, perchè, vinto alle preghiere mie, non la uccidi tu? Ma se veramente è un scimio, che è mai cotesto tuo amore per lui? E poi, a che tante parole? Se tu non mi fai mangiar del cuore di colui, io, non toccando mai più alcun cibo, mi lascierò morire in tua presenza. — Il delfino allora, avendo così saputo del divisamente suo, col cuore turbato da molti pensieri, disse: Oh! quanto giustamente si suol dire:

  1. Cioè con le parole amichevoli si acquista un amico che è un altro fratello.