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180 | novelle indiane di visnusarma |
sua mogliera alcuni di quei pomi rosati che gli erano restati da mangiare. Un giorno, costei gli domandò: Dove mai, marito mio, trovi tu questi pomi che sono eguali all’ambrosia? — Il delfino rispose: Cara mia, io ho un scimio di nome Ractamuca che mi è amico carissimo. Egli, per l’amor che mi porta, mi dà di questi frutti. — Quella allora disse: Chi mangia di questi frutti che in tutto somigliano all’ambrosia, deve avere il cuore tutto ambrosia. E però, se tu hai alcuna utilità della moglie tua, fammi avere il cuore di colui, mangiando del quale io, sciolta da vecchiezza e da morte, possa godermi con te d’ogni godimento. — Il delfino disse: Non parlar così, mia cara! Egli è ornai come un nostro fratello. Con questo, non è lecito ammazzare chi ci dà di tali fruiti. Però lascia tu questo tuo vano divisamente. Perchè è stato detto:
La delfina allora disse: Altre volte tu non hai mai fatto in modo diverso da quel che t’ho detto. Ma quella dev’essere certamente una scimia! perchè sol per amore tu puoi passar là tutta la tua giornata. Oh! io t’ho già conosciuto! Perchè è stato detto:
Egli allora, abbracciando i piedi della consorte, disse con dolore:
Ma quella, udendo cotesto, col viso tutto bagnato di lagrime, rispose:
Inoltre, se colei non è la tua amante, perchè, vinto alle preghiere mie, non la uccidi tu? Ma se veramente è un scimio, che è mai cotesto tuo amore per lui? E poi, a che tante parole? Se tu non mi fai mangiar del cuore di colui, io, non toccando mai più alcun cibo, mi lascierò morire in tua presenza. — Il delfino allora, avendo così saputo del divisamente suo, col cuore turbato da molti pensieri, disse: Oh! quanto giustamente si suol dire:
- ↑ Cioè con le parole amichevoli si acquista un amico che è un altro fratello.