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libro terzo 177

Intanto oggi, essendo stato vinto il nemico, il mio signore potrà come prima pigliarsi i suoi sonni. Perchè anche questo si suol dire:


In quella casa ove biscie non sono,
Ove alle biscie è pur conteso il varco,

Ciascun felicemente può dormir.


Ma in quella casa
Difficilmente assai sonno si piglia,
Ove un serpe fu visto comparir.


E poi:


Quando gente d’onor, d’anima grande
E di virtù, lieto non tocca il fine

D’opre di lunga lena, ove l’augurio
Ricevè degli amici, opere eccelse


Di gran saper, di gran conato, ad alto
Punto sospinte di nobil desio,
Qual v’è per essa, nel momento tristo
Dell’affannoso cor, modo al conforto?


Ora però il cuor mio si riposa dopo ch’io ho intrapreso cosa che è riuscita. Ma tu, attendendo soltanto a proteggere i tuoi sudditi, godi del regno tuo che è fatto libero ornai da ogni malanno, felice per le immutabili insegne dell’ombrello e del seggio regale, che passeranno ai figli e ai figli dei figli tuoi. Perchè


Di quel re che l’amor della sua gente,
Col farsen protettor, non si procaccia,

Come le tette delle capre al collo1,
È inutile il regnar veracemente.

Quel re che di belle
Virtù si compiace,
Che ai colpi del fato
Col cor non soggiace,


Che a servi e ministri
L’affetto suo dà,
Per lunga stagione
La regia fortuna
Che mobil ventaglio
Di seta raduna
E candido fregio
D’ombrello, godrà.


Nè tu ti devi lasciar ingannare dall’ebbrezza della tua felicità, pensando così fra te: «Ecco che io ho avuto il reguo!» — , per la ragione che le grandezze dei re sono instabili, e la fortuna regale è difficile da raggiungere come è difficile da salire una canna; difficile da mantenere, poichè si piace di rovinare in un momento, benchè mantenuta con cento riguardi; traditrice alla fine, sebbene afforzata da sacerdoti; di mente agevolmente instabile come la stirpe delle scimie; malagevole a scrutare come un lago coperto di foglie di loto; mobilissima come il camminar del fuoco; incerta come la società degli scapestrati; malagevole da trattare come il veleno d’un serpente; di colore mutabile a ogni momento come un lembo di nuvola nell’ora del tramonto; vana per sua natura come le bollicine che si seguono in una sorgente; ingrata come la natura del serpente; veduta e sparita in un momento come un mucchio di denari avuto in sogno. Ancora:

Come si fa nel regno la consacrazione,
Così nelle sventure senno vuolsi e ragione.

Quando un re si consacra, versan le brocche fuori2,

Insieme all’acque molte, del fato i disfavori.
  1. Il Benfey dice trattarsi di certe capre del Bengala che hanno sotto la gola alcune escrescenze carnose simili a piccole mammelle. L’autore qui le dice inutili perchè non danno latte, non essendo mammelle vere.
  2. Le brocche che contengono l’acqua lustrale con cui i re si consacrano.
Pizzi, Novelle Indiane di Visnusarma. — 12.