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libro terzo 175

presto egli diventerà cieco. — E la sgualdrina, ingannata da quelle finte parole, così tutto il di diede di quelle cose al Bramino. All’altro giorno il Bramino disse: O cara, io non vedo più tanto bene! — Udendo questo, la donna pensò: Ecco che mi è stata fatta la grazia dalla Dea! — Allora, il damo di lei, l’amante del suo cuore, senza sospetto e pensando: Questo Bramino che fra poco sarà cieco, cosa mai mi potrà fare? — , cominciò a recarsi da lei ogni giorno. Ma un giorno il Bramino, vedendolo entrare, quando se lo vide vicino, afferrandolo per i capelli, tanto lo malmenò con le busse, incominciando col bastone e coi calci, che quegli morì. Reciso poi il naso alla rea mogliera, la discacciò. Perciò io dico:


Tutto cotesto ben conosco e so
Che dalle rane cavalcar mi fo;

Ma son io, se tu guardi un poco a me,
Quale il Bramln cui cieco il burro fe’. —


Mandavisa, ridendo fra sé, continuava a dire all’altro serpente: Oh! le rane hanno sapori differenti! — Ma Gialapada, come ebbe udito ciò, molto turbato nell’animo, gli domandò cosa mai egli avesse detto: Che hai mai tu detto, amico? Questa è una parola inverosimile! — Ma quegli, per coprire ogni intendimento suo, rispose così: Oh! non è nulla! — E però stordito nella mente da quelle finte parole, Gialapada non si accorse per nulla d’aver fatto lega con un birbaccione. A che tante parole? Tutte le rane furono divorate dal serpente tanto che non ne rimase nemmeno il seme. Perciò io dico:


Il sapïente, allora
Che toccagli sventura,
In collo il suo nemico
Di prendersi procura.


Un giorno, sterminata
Folla di rane ingente
Tutta fu da un immane,
Nerissimo serpente.


Adunque, o re, come da Mandavisa che aveva gran forza d’intelletto, furono sterminate le rane, così da me pure tutti i nostri nemici. Intanto si suol dire giustamente:


Fuoco ardente che si appiglia
Fiammeggiando alla foresta,
Lascia intatte le radici;
Ma quel vento che s’appresta


Molle e placido a spirar,
Fin dal fondo le radici
Può divellere e schiantar1. —


Megavarna disse: Padre mio, ciò è ben vero. Quelli che sono d’animo grande, anche incontrando qualche malanno, non abbandonano l’impresa, generosi come sono. Perchè è stato detto:


D’uomini grandi
Questa è grandezza
Che hanno adornezza
Di gran saper:


Cosa intrapresa
Non lascian mai
Per quanti guai
Possono aver.


E poi:


Per timor di qualche ostacolo
Nulla gl’infimi intraprendono;
Quei di mezzo tosto cessano
Che in ostacoli s’incontrano;


Anche in mezzo a mille ostacoli
Gli uomini di cor magnanimo,
Ciò che impreso da lor fu,
Non tralasciano mai più.

  1. Cioè consumando lentamente ogni cosa.