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8 | novelle indiane di visnusarma |
Per desio di far bene a’ propri amici,
Per desio di far male a’ suoi nemici,
Dei re corra l’aita l’uom prudente.
Deh! chi non è, l’epa a colmar, valente?
Ancora:
Viver possa colui là ’ve parecchi
Vivon dov’egli vive1!
Forse che empir gli augelli
Non sanno il ventre co’ lor propii becchi?
E poi:
La vita che si vive anche per poco,
Dagli uomini lodata allorchè adorna
Di sapienza, di valor, di forza,
Detta è dai saggi frutto aver di vita
In coteste virtù. Ma la cornacchia
Ha vita lunga e cibasi d’avanzi2.
Chi, nè da sè, nè d’altri con l’aita,
Pietà non sente della turba afflitta
O de’ congiunti o de’ prossimi suoi,
Qual della vita, in questo mondo umano,
Qual frutto mai darà? Ma la cornacchia
Ha vita lunga e cibasi d’avanzi.
E altrimenti:
Che si fa d’un figliuol che dalla madre
Vigor giovanile ebbe,
Nè, qual vessillo, a capo di sua stirpe
Mai si levò nè crebbe?
S’è sostegno alla man, di chi, sommerso
Pien d’angoscia nell’acqua, omai periva.
Tuttavia:
Rari son que’ buoni al mondo
Che somigliano alle nubi;
Esse van sublimi e lente
E ogni pena ed ogni arsura
Via cancellan dalla gente4.
E ancora:
E altrimenti:
Uom di valor, come di lui si resti
Ignota la virtù, tocca sovonte
Fin che si sta raccolto in secco legno
E non divampa fuor, lieve e dappoco
- ↑ Nutrendoli, proteggendoli.
- ↑ Gli avanzi delle offerte sacrificali.
- ↑ Dottrina indiana del rinascere dopo morte. Chi è stato infingardo, potrebbe rimediare, rinascendo, al suo diletto; ma è meglio esser buono e operatore in questa vita in cui ora si è.
- ↑ Perchè sollevano, con la pioggia, dagli ardori della stagione estiva.