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150 novelle indiane di visnusarma

Così pensando fra sè, il corvo se n’andò, e da quel giorno, tra noi e i gufi, c’è tale inimicizia che si perpetua nelle nostre stirpi. — Megavarna allora disse: Padre, poichè tutto ciò è avvenuto, cosa dobbiam far noi? — E l’altro disse: Figlio mio, poichè tutto ciò è avvenuto, dopo gli altri sei espedienti, ce n’è un altro molto energico, quale io stesso adoprerò e per esso toccherò la vittoria. Io, ingannandoli, ammazzerò tutti i nemici. Perchè è stato detto:


Quei che ha molta furberia
Molto accorto ed avveduto,
Può ingannar chiunque sia
Ben di forza provveduto;


Però certi birbaccioni
D’una capra han derubato
Un Bramino sventurato. —


Megavarna disse: Come ciò? — E l’altro disse:

Racconto. — Avvenne già che in un certo paese abitava un Bramino di nome Mitrasarma che s’era dato al culto del Fuoco. Costui, un giorno, nel mese di Maga, spirando un vento leggiero, essendo coperto di nuvole il cielo, con una pioggerella che veniva adagio adagio, si recò ad un vicino villaggio a cercarvi una capra per il sacrifizio. Ne fece domanda a un devoto, dicendo: O anima devota, io, la notte del prossimo novilunio, intendo di fare un sacrifizio; però dammi tu una capra. — Il devoto allora gli diede una capra grassa, secondo il precetto, e il Bramino come l’ebbe riconosciuta buona al sacrifizio facendola correre qua e là, se la tolse sulle spalle e in tutta fretta parti per ritornare alla sua città. Ora, mentre egli così andava per la sua via, gli capitarono incontro tre malandrini affamati, i quali, vedendo quella grassa capra recata in collo dal Bramino, si dissero l’un l’altro: Oh! se si potesse mangiar quella capra, si manderebbe alla malora il tempaccio di quest’oggi! Suvvia dunque! Imbrogliano costui, togliamogli la capra e ripariamoci dal freddo. — Allora uno di essi, mutatosi di vesti, venutogli incontro in un luogo appartato della via, così si fece a dire a quel devoto del Fuoco: Oh! lo stolto adorator del Fuoco! E perchè fa egli cosa degna di riso e vietata a tutta la gente portandosi in collo un cane impuro? Perchè è stato detto:


Cammelli ed asini,
Botoli e galli
E gente ignobile,
Ciascuno guardisi


Mai dal toccarli — ,
Tale il precetto.
Questi tu mai
Non toccherai. —


Il Bramino, preso dall’ira, rispose: Oh! sei tu cieco che chiami cane una capra? — Ma l’altro rispose: O Bramino, non t’adirare, ma va come ti piace. — Ma poi andando egli innanzi per la via, ecco che l’altro malandrino, venendogli incontro, gli disse: Oimè! oimè, Bramino! Anche se ti fu molto caro cotesto tuo figlio morto, non ti è lecito portarlo in collo, perchè è stato detto:


Quello stolido che tocca
Una bestia o un uom ch’è morto,

Si purifichi ingoiando


Dalle vacche ciò che è porto1,
E pel corso d’una luna
Tutti i giorni digiunando. —

  1. Cioè latte puro, latte acido, burro, orina e sterco.