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libro terzo 141

Il gufo sia il nostro re! Si rechino subito i consueti arnesi e tutto ciò che è necessario alla consacrazione di un sovrano. — Allora, quando già erano state recate le acque di diversi stagni sacri, e accumulate cento otto radici, e innalzato il seggio regale, e disposta l’immagine circolare della terra distinta di sette isole, di mari e di monti, e distesa sul suolo la pelle di tigre, e riempite le brocche d’oro d’essenze incorruttibili di cinque specie di fiori, e apprestato lo specchio e tutti gli altri arnesi di lieto augurio, quando già ad alta voce recitavano i sacerdoti che erano i migliori nell’ufficiare coi Vedi e i più eccellenti nel cantare inni encomiastici, quando le più belle giovinette cantavano lor canti benaugurosi, e già era stata apprestata la patera incorruttibile tutta adorna di fiori, di conchiglie e d’altro, e in cui, a fine di molto lieto augurio, erano mescolati grani abbrustolati e bile di bue, fatta la cerimonia della purificazione e altre cerimonie, nel momento che si suonavano strumenti musicali di lieto augurio, e mentre il gufo, per farsi consacrare, già si posava sul trono regale rizzato là nel mezzo e apprestato con ogni sorta di purificazioni1, ecco che con l’incesso spavaldo di chi entra in luogo conosciuto e suo, in quella radunanza entrò, donde non si sa, il corvo. Egli andava pensando: Oh! perchè mai questa grande e solenne radunanza di tutti gli uccelli? — Gli uccelli allora, come l’ebbero veduto, si dissero l’un l’altro: Ehi! il più furbo fra tutti gli uccelli s’ode dire che è il corvo. Perchè è stato detto:


Il più furbo degli uomini è il barbiere,
Il corvo è de’ volatili il più astuto,

De’ monaci il più tristo è il bianco frate2,
Lo sciacal delle fiere è il più avveduto.


Devesi adunque ascoltare anche la sua parola. Ora è stato detto:


I disegni pensati dai saggi
In niun modo fallir mai potranno,


Quando molti più volte a trattarne
E a discuterne insiem converranno. —


Il corvo adunque, accostatosi agli uccelli, così loro disse: Oh! che è mai questa radunanza di gente e questa grande solennità? — Gli uccelli dissero: Non c’era alcun re degli uccelli, e però si è immaginato da tutti loro di consacrar re di tutti i volatili il gufo. Tu ora porgi il tuo avviso, poichè sei venuto in buon punto. — Il corvo allora sorridendo rispose: Oh! non va bene che, essendovi pure molti altri uccelli di gran valore, come i pavoni, i cigni, i cuculi, le anitre, i pappagalli, le folaghe, i colombi, le gru e altri ancora, facciasi la consacrazione di questo uccello che di giorno è cieco e ha così orribile ceffo. Oh! il mio avviso non è già questo, perchè:


Becco incurvo, occhi bistorti,
Brutto, orribile a veder,
Tal l’aspetto di costui


Quando l’ira ei fa tacer;
Ma se in ira monterà,
Il suo aspetto qual sarà?

  1. Non son sicuro della traduzione di questo lungo passo dove sono parole oscure e rarissime, e i diversi testi non vanno d’accordo fra loro.
  2. Monaci mendicanti della setta dei Giaina che vanno vestiti di bianco.