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libro secondo 123

Ora, perchè ogni uomo ricco è veduto di buon occhio, tu dammi ricchezze grandi. — L’uomo disse: Se così è, tu renditi ancora alla città di Vardamana. Abitano là due figliuoli di mercanti; uno è detto Guptadana, l’altro Upabuctadana1. Come tu avrai conosciuto l’intima natura dell’uno e dell’altro, d’uno di essi farai la scelta. Se ti gioverà ritenere nascoste le ricchezze e non goderne punto, io farò di te un Guptadana; se poi ti piacerà goder delle ricchezze concesse, io farò di te un Upabuctadana. Così avendo detto, sparì, e Somilaca, con l’animo pieno di stupore, se ne ritornò alla città di Vardamana. Giunto in città tutto stanco al momento del crepuscolo vespertino, domandando della casa di Guptadana e ritrovatala a stento, v’entrò quando il sole era già tramontato; ma come vi fu giunto, fu accolto con rabbuffi, per non poterne a meno, da esso Guptadana, dalla moglie e dai figli. Al momento poi della cena, gli fu dato alcun che da mangiare ma senza cordialità. Come ebbe mangiato, quando fu andato a letto, intanto ch’egli di notte guardava, ecco che quei due uomini si consultavano così fra loro. E uno allora diceva: O Facitore, perchè hai dato tu a cotesto Guptadana soverchio avere? Ora egli ha dato da mangiare a Somilaca. Oh! tu non hai fatto bene! — E l’altro diceva: O Destino, io non ho colpa alcuna in ciò. Io devo sempre concedere che alcun uomo sollecito tocchi guadagno. Ma ciò che ne deve provenire, dipende alla sua volta da te. — Quando Somilaca si levò, Guptadana, in un momento, tormentato da una malattia d’intestini, fu oppresso dal male, onde per due giorni, inforza del gran male, dovette starsene digiuno. Ma Somilaca quella mattina stessa, uscito da quella casa, se n’andò alla casa di Upabuctadana dove egli, onorato da lui con l’andargli incontro e con altri segni defletto, provveduto di buon cibo e di vestimenta, dormì in un letto bellissimo. Anche là, guardando egli di notte, ecco che quei due uomini si consultavano fra loro. E uno diceva: O Facitore, cotesto Upabuctadana, nel dare ospitalità a Somilaca, ha fatto oggi una gran spesa. Come dunque avrà modo di poterla sostenere? perchè tutta questa roba egli ha presa da una casa di prestito! — L’altro diceva: O Destino, io ho fatto cotesto, ma ciò che ne deve provenire, dipende da te. — Alla mattina, un famigliare del re, presa una gran somma di denaro, segno del regal favore, capitò di un tratto e tutta la consegnò ad Upabuctadana. Allora, avendo veduto ciò, Somilaca pensò: Oh! davvero che io preferisco Upabuctadana, benchè lasci andar via l’avere, a quello spilorcio di Guptadana! Perchè è stato detto:


Fuoco sacrificai, frutto dei Vedi;
Frutto di donna, figliuoli e piacere;

Condotta egregia, frutto di dottrina;
Goder dei beni, frutto dell’avere.


Perciò il Creatore santo faccia di me un tale che gode delle sue ricchezze, chè io non so che farmi dell’essere tale che le ritiene! — Udendo questo,

  1. Che ritiene il suo avere; che gode del suo avere.