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libro primo | 5 |
Il commercio poi deve essere di sette maniere, perchè vengano le ricchezze, cioè con l’adoperar falsi pesi, col falsificare i conti, col ricever pegni, col sopravvenir di qualche compratore facoltoso, con la cooperazione dei soci, col trafficar di aromi, col menar suppellettili in altri paesi. Perchè è stato detto:
Con misura piena o scarsa
Sempre ingannasi chi è ricco;
È faccenda di Chirati
Prezzi dir falsificati1.
Onest’uom che ha qualche sozio,
«Io la terra m’acquistai
Ricca e piena! e che altro mai?».
Comprator che sia voglioso,
Come vegga un mercatante.
Giubilar cupido suole
Come per novella prole.
E poi:
Come alcun pegno gli si lasci in casa,
Al suo santo2 il buon uom fa i voti suoi.
Crepi presto il padron3, questo egli dice,
De’ commerci il commercio è con aromi;
A che con altre merci, oro ed argento?5
Ciò che si compra con un sol denaro.
Quello si vende poi per cento e cento.
Ma questo è de’ poveri e non degno dei ricchi, e però è stato detto:
La ricchezza è pur grande di que’ tali
Che anche da lungi con denari molti
N’acquistan altri, come al laccio colti
Gente avveduta in vender suppellettili,
Ita in terra straniera, arte adoprando,
Ricchezza acquista ch’è duplice e triplice.
E altrimenti:
Chi teme codardo, — qual donna leggiera,
Cornacchia dispetta, — omuccio dappoco,
Antilope abietta, — si muore al suo loco6.
E si dice nella dottrina morale:
È qual rana in cisterna prigioniera
Chi, non uscendo, la terra non mira
Così adunque avendo fermato nell’animo suo, un bel giorno, tolte con sè derrate e suppellettili che andavano a Matura7, salutato dai parenti e dagli amici, partì montato sopra di un carro. Lo trasportavano, legati al timone, due suoi bellissimi tori natigli in casa, Nandaca e Sangivaca di