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118 novelle indiane di visnusarma

Di ricchezza ben raccolta
Tutto il corso della vita,
Ben guardata e in nessun tempo
Da sè lungi dipartita,


A colui che a Yama va1,
Oh! ingratissima ricchezza!
Niuna parte mai si dà.


Ancora:


Come in cielo dagli augelli
E dai pesci giù nel mare,
E qui in terra dalle fiere


Suolsi l’esca divorare,
Così quei che ricchi sono,
Ciascun muove ad assaltare.


E poi:


Delitti e peccati
Ai ricchi innocenti
Appioppano i re;
Ma illesi dovunque,
Sen van gl’ingredienti2.
In procacciare ricchezza è gran disagio;
Disagio in custodirle procacciate,

Disagio allor che vengono,
Disagio allor che sfumano.
Oh! ree dovizie a stento conservate!

Redenzïon di sè quei che desìa,
Redenzïon di sè toccar potrìa

Sol che volesse prendersi una briga
Di cento e cento in che sè stessa intriga
La gente sciocca che arricchir desìa.


Con questo, non devi disperarti abitando in paese straniero. Perchè è stato detto:


Di terra natia,
Di terra straniera,
Per l’uom ch’è assennato
Chi ha mai favellato?
Col vigor del braccio
Di terra in ch’ei va,
Conquisto si fa.
Con denti per armi


Con unghie e con coda,
In qualunque selva
Leone s’inselva,
Di forti elefanti
Che al suolo abbattè,
L’ardor della sete
Col sangue spegnè.


Poi, chi è saggio, anche se povero, anche se abita in terra straniera, in nessun modo può perire. Ora, è stato detto:


Sapïenza e di principi potesta
Fra lor non sono eguali veramente.

Solo in sua terra onore al re si presta,
Onorasi dovunque il sapïente.


E chi è tesoro di sapienza non è punto eguale all’uomo volgare. Perchè:


Da chi ha vigor dell’anima,
Da chi non fa lungaggini,
E del far sa le regole,
Nelle disgrazie stabile,


Che sa il da farsi, energico,
Fortuna suole andare
Per aver da alloggiare.


Con questo, la ricchezza acquistata, anche quando è acquistata con l’opere, si può perdere. Quel tesoro fu tuo per alquanti giorni. In un momento, non essendo tuo proprio, non ti si lascia godere. Fattosi tuo, la fortuna te lo porta via. Perchè è stato detto:


Chi ricchezze guadagnò
Nulla nulla ne godè

Come in sua stoltizia fe’
Somilaca a una selva allor che andò. —

  1. Cioè che muore. Yama dio dei morti.
  2. Ai giorni nostri non è più così.