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libro secondo 117

Quello che tocca a noi, a un altro non toccò. — Il re allora, avendo dato sicurezza a tutti, venuto a conoscenza di questo avvenimento in ogni sua parte e informato della verità, a Ciò-che-toccar-dovea diede con molto onore la sua figlia insieme a un migliaio di villaggi, con ornamenti e con sèguito, e gli disse: Tu sei mio figlio! — poi, col consenso della città, lo consacrò suo successore nel regno. Anche la guardia di città diede a Ciò-che-toccar-dovea la figlia sua facendole onore, secondo il poter suo, con doni di vesti e altro. E Ciò-che-toccar-dovea, fatti venire in quella città, preceduti da molto onore, il padre e la madre con tutta la loro famiglia, con la famiglia sua egli pure rimase ad abitarvi felicemente godendovi d’ogni sorta di beni. Perciò io dico:


Ciò che toccar dovea,
Incoglie all’uom quaggiù;
Agli Dei d’impedirlo
Possibile non fu.


Io però non mi dolgo,
Non ho stupor di ciò;
Quello che tocca a noi,
A un altro non toccò. —


Hiraniaca continuò a dire: Avendo avuto adunque da sopportare tutto questo male e tutto questo bene, venuto in grande turbamento d’animo, da questo amico mio mi son fatto condurre presso di te. Ecco la cagione della mia disperazione. — Mantaraca disse: Indubbiamente è costui tuo amico, il quale, pure essendo tormentato dalla fame, mentre tu sei il suo nemico e acconcio ad essere divorato da lui, ti ha qui menato dopo averti fatto montare sulla schiena, nè ti ha divorato lungo la via. Ora, è stato detto:


Credasi amico
Veracemente
Quei che negli agi
Non muta mente
E di ogni tempo
E in ogni età
Verace amico
Veder si fa.


Indubitabil prova degli amici
Dicono i sapïenti esser quaggiù

In certi segni, come ha segni certi
La fiamma che sull’ara accesa fu.

È amico vero quei che resta amico
Anche in tempo che tocca la sventura;

Perchè nel tempo di lieta ventura
Amico ci si mostra anche il nemico.


Oggi, intanto, io acquisto fiducia nel riguardo di costui, perchè, veramente, l’amicizia di animali che vivono nell’acqua, con i corvi carnivori, sarebbe vietata dalle regole della sapienza. Però si suol dire giustamente:


Non è costui d’un altro amico sempre
E non sempre nemico. Ove amicizia

Per caso cessi, vedesi d’un tratto
In nemico voltarsi il nostro amico.


Intanto, sii tu il benvenuto. Come in casa tua, rimani qui sulla sponda del lago. Perchè poi tu abbi perduto l’avere e debba stare in paese straniero, di ciò, finchè stai qui, non devi addolorarti. Ora, è stato detto:


Ombre di nubi son veracemente
L’affetto degli stolti, il cotto cibo,

Le donne, i beni e gli anni giovanili
Che anche troppo si godon brevemente.


Perciò i saggi, che sanno frenarsi, non hanno desiderio di ricchezze. Perchè è stato detto: