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110 novelle indiane di visnusarma

possono prendere! Non si posson prendere i grani sgusciati di costei per i non sgusciati, perchè vi deve essere qualche ragione perchè essa offre quelli per questi. — Udendo ciò, la padrona di casa lasciò di prendere quei grani. Perciò io dico:


Una ragion dev’esserci
Perchè la vecchia Sàndili


I sesami sgusciati
Venda pei non sgusciati.


Ora, la conclusione è questa. Dal calore d’un tesoro nascosto nasce ciò che il topo possa far quei salti. — Avendo detto ciò, Vrihatsfigi seguitò a dire: Si conosce la via per cui egli viene e va? — Tamraciuda rispose: O reverendo, si conosce, perchè esso non viene solo; anzi, circondato da una innumerevole schiera di topi, correndo di qua e di là sotto i miei occhi, se ne va e se ne viene con tutti i suoi. — Vrihatsfigi disse: C’è qui una marra? — E l’altro disse: Certamente! Anzi c’è questa tutta di ferro. — L’ospite disse: Adunque, domani noi dobbiam svegliarci all’alba e andrein seguendo le pedate del topo sul suolo non ancora stato insudiciato dai piedi della gente. — Io, quando intesi le parole di quello scellerato simili alla caduta d’un fulmine, pensai fra me: Oimè! sun morto! chè s’odono parole di tale che è fermo nel suo proposito! Se, intanto, si scopre il tesoro, ecco che cotesto malvagio troverà la nostra lana! Tutto ciò ben s’intende dal suo proposito. Ora, è stato detto:


I saggi, anche se vedono
Un uom solo una volta,
Chiara ne riconoscono
La virtù dentro accolta.


D’un granellin dell’oro
Con mano e con stadere
Sa divisare il quanto
La gente del mestiere.


E poi:


Fa sempre dell’animo
Un moto conoscere
Un quid, già dagli uomini
Toccato o toccabile,
Gradito o sgradevole
Del core nell’intimo.


Coi piè ratti un giovane
Augello che nascere
Ancora non videsi
La coda sua splendida,
Ch’egli è un pavon, subito
È dato conoscere1.


Io allora con la mente turbata dal timore, abbandonando con tutto il mio sèguito la via consueta della tana, voltolili ad uscire per altra via, intanto che vado innanzi, ecco che m’incontro faccia a faccia in un gatto di corpo smisurato. Costui, adocchiata la turba dei topi, con impeto vi si cacciò nel mezzo. I topi allora, accusandomi d’essermi messo per una via falsa, uccisi per metà, lasciando il suolo tutto bagnato di sangue, si rifugiarono nella tana. Ora, giustamente si suol dire:

  1. «Il lago reca noia al pavone vecchio quando, mentre egli, dopo aver bevuto, si volge indietro per ritornare, gli bagna la bella coda. Perciò il vecchio pavone ha una ragione per tenersi lontano dal lago; il giovane pavone lo fa istintivamente». Fritze. Intanto, vuol dire il poeta che da un solo atto o moto, appena visibile, si riconosce l’intimo pensiero.