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libro secondo 109

E poi:

Qualunque il loco, il tempo o l’età sia
In che si fe’ alcun’opra o buona o trista,
S’ha il frutto di quell’opra tuttavia.


Ora io ne mangerò in maniera che per più giorni mi resti da mantenermi. Perciò io comincerò dal mangiare questa corda che sta alle punte dell’arco. Ora, è stato detto:

Goder della dovizia procacciata
Adagio adagio e non in furia debbo,
Come dell’elisir, gente assennata.


Così adunque avendo divisato con la mente, cacciandosi in bocca la punta dell’arco, incominciò a rosicchiar quella corda. Ma la punta dell arco, allo spezzarsi del legame, squarciandogli la regione del palato, gli uscì fuor dal capo a modo di cresta, ed egli morì subito di quella ferita. Perciò io dico:


Aver mai non si debbe
Soverchia avidità,
Nemmen si dee lasciare
Desio con onestà.


Dell’avido soverchio
Al sommo della testa
Spuntar suole una cresta. —


E soggiunse ancora: O Bramina, non hai tu udito che


L’età, l’opre, l’aver, la sapïenza,
Il tempo del morir, son cinque cose

Che s’apprestano all’uom fin da quell’ora
Ch’ei nell’alvo materno ha l’esistenza?


Così adunque ammonita da lui, la Bramina disse: O caro, se così è, ecco che io ho qui in casa un poco di grani di sesamo. Come li avrò sgusciati, con la farina di sesamo darò da desinare al Bramino. — Udita la risposta di lei, il Bramino se ne andò al villaggio, e quella, quand’ebbe ammollito nell’acqua calda e poi sgusciato i grani di sesamo che aveva in casa, li espose al calor del sole. Ma, intanto ch’essa era tutta attenta alle faccende di casa, un cane orinò tra quei grani di sesamo. Avendo ciò veduto, essa pensò: Oh! vedi furberia della sorte contraria che ha fatto che non si possano più mangiare questi grani di sesamo!1. Ma io, togliendoli con me, me n’andrò alla casa d’alcuno di qui e con questi grani già sgusciati mi procurerò dei grani da sgusciare. Chiunque me ne darà a tal patto — Così, cacciati quei grani in una corba, entrando di casa in casa andava gridando: Oh chi prende grani di sesamo sgusciati per grani da sgusciare? — Anche in quella casa dov’io era entrato per chiedere l’elemosina, essa, recando quei grani, entrò per far il suo traffico e ripeteva quel suo grido. Ma, intanto che la padrona di casa venendo innanzi si prendeva i grani sgusciati per gli altri da sgusciare, ecco che il figlio, leggendo nel libro di Camandachi2, disse: Mamma, cotesti grani non si

  1. Perchè contaminati dall’orina.
  2. Libro di dottrina morale, di cui sarebbe autore questo Camandachi. Questo passo è tradotto secondo il testo di Calcutta. Secondo il testo del Kosegarten, Camandachi è il nome del figlio.