Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/105


libro secondo 97

E poi:


Anche gli augelli
Che pel ciel vanno,
Toccan sovente
Qualche malanno;
Arraffa i pesci,
Chi sa pescare,
Anche nel fondo
Cupo del mare.
Oh! quale è mai


Opera trista,
Opera egregia?
E un loco eccelso
Di che si pregia?
La morte intanto
Anche lontano
Della sventura
Porta la mano. —


Così avendo detto, incominciò a rodere i lacci di Citragriva. Citragriva allora disse: Non fare, non far così! Togli prima i lacci ai miei servitori, e poi a me. — Udendo ciò, Hiraniaca adirato disse: Oh! tu non hai detto bene! Il servitore sùbito dopo il padrone. — E l’altro disse: Non dir così, amico. Tutti questi poveri colombi sono sotto la mia protezione, venuti insieme da me dopo ch’ebbero abbandonato ogni altra cosa. Come adunque non renderò loro almeno questo poco d’onore? Perchè è stato detto:

Ove renda il padrone a’ servi suoi
Debito onor, non l’abbandonan mai
S’anche nella miseria il veggan poi.


E poi:


Prima radice
È la fiducia
D’ogni felice
Opra quaggiù;
Però di sue
Schiere il governo
All’elefante


Concesso fu.
Benchè il leone
Abbia su tutte
Selvagge fiere
Sovranità,
Di cortigiani
Pompa non ha.


Con questo, mentre tu rodi a me i lacci, ti si possono rompere i denti e può giungere intanto quello scellerato di uccellatore, e io allora sarò dannato all’inferno. Perchè è stato detto:


Andrà all’inferno e nel mondo di là
Cruccio e tormento in sempiterno avrà

Il signor c’ha i suoi servi alla distretta
E pur sollazzo e buon tempo si dà. —


Udendo cotesto, Hiraniaca tutto contento rispose: Or sì ch’io vedo giustizia di re! Del resto, io così ho voluto metterti alla prova. Tu, con questa tua norma, avrai un sèguito di molti colombi. Perchè è stato detto:


Ma chi pei servi suoi
Sempre è pietoso in core,
Di principe l’onore


Merta veracemente,
Degno che dei tre mondi1
Ei dicasi reggente. —


Così avendo detto, quand’ebbe roso i lacci a ciascuno dei colombi, Hiraniaca disse a Citragriva: Torna adunque, amico, a casa tua. Come t’incolga qualche altra sventura, vieni da me. — Così avendoli accomiatati, entrò

  1. Cielo, terra e inferno.
Pizzi, Novelle Indiane di Vitnusarma. — 7.