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di vero. Ma finalmente parlando della leggenda del Monaco Bartolomeo da Trento viene poi egli a concedere: Che sotto il velame della nostra leggenda qualche radice di verità si appiatti. Ora questa radice di verità che non ammette dubbio è che: Romedio, il quale nella nostra Diocesi e in quella di Bressanone si onora già da più secoli qual Santo, fu un Nobile secolare o, come diciamo, laico, che menò vita solitaria, e morì eremita penitente nella Naunia là dov'è l'antico suo Santuario, il quale conferma colla sua antichità e celebrità la tradizione costante di ambe le due ampie Diocesi, che fa Romedio eremita secolare quale il fanno le sue leggende. Se il dotto critico avesse posto mente a "questa antica e forte radice di verità", si sarebbe sparmiato molta fatica, e molte amarezze.

Poco importa conoscere in qual tempo Romedio sia vissuto. A noi basta sapere ammaestrati dalla tradizione delle due Diocesi, ch'Egli fu veramente povero volontario, gran penitente, osservatore non solo della cristiana legge; ma ancora degli evangelici consigli, da più secoli come santo ammirato, onorato, supplicato da molta gente di ogni condizione; e che non pochi vissero, e vivono nella persuasione di avere per intercessione di Lui ottenute da Dio grazie speziali.

Io non trascurerò di far conoscere in tutto il seguito di questa Istoria quello che importa che bene si sappia intorno alla Istoria nostra ecclesiastica, cioè circa le cose spettanti a Religione. Ma, dovendo in tutto esser breve, avverto i Lettori che vogliono