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pure di pubblica felicità, disse, e con lui dicono altri, essere stato il tempo della romana dominazione per Trento e pel Trentino un vero secolo d'oro. E noi dovremmo essere d'accordo con lui, che fu nella giurisprudenza e nella politica dotto e praticissimo, se non sapessimo che l'ambizione de' pretendenti all'impero cagionò sovente guerre micidiali e sconcerti gravissimi; se non constasse che molti imperatori furono tiranni senza umanità, i quali opprimevano o lasciavano opprimere i popoli in guise barbare; e se non fosse noto che negli ultimi tempi l’epicureismo (il vivere sensuale) de' ricchi, guastando orribilmente i costumi soffocò nei più ogni amore di patria, ogni cura del pubblico bene, ogni scintilla di compassione per la umanità sofferente. Quale felicità può egli godere un popolo in mezzo a tanto disordine? Il Frapporti esprime i mali d'Italia sotto gl'imperatori in questi termini: Spopolamento, egestà, languore, abbandono dell'arti, e dell'agricoltura, inerzia, demoralizzazione, disperazione, furono le conseguenza, nè v'ha chi l'ignori, degli arbitrii di chi vi poteva, delle violenze degli eserciti, dell'atrocità delle civili discordie, della gravezza delle esazioni, e della crudeltà nel riscuoterle. Il dottissimo Garzetti avea poco prima con altre parole detto lo stesso. Aggiungete a tutto ciò i mali sofferti più che da altri dai Trentini per le invasioni frequenti de' Barbari, delle quali è detto sopra, e il secolo d'oro vi comparirà secolo di ferro.

Vero è che i mali non furono nè continui nè generali, e che sotto qualche buon Principe un poco si