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gere la schiavitù de’ loro più forti giovani, i quali al dire di Dione, finita la guerra furono condotti via in altri paesi, ed erano in grandissimo numero. Qualcuno disse per congettura che si trasportarono in Sicilia a lavorarvi la terra. Se alcun d’essi ne sia ritornato non si sa.

Vellejo Patercolo racconta il fatto della conquista della Rezia e della Vindelicia colle seguenti parole: Risolvette l’Imperatore di far esperimento di una guerra di non piccola importanza e ne diede il carico a Tiberio e al fratello di questo Druso Claudio. Divise dunque le parti, e attaccati li Rezii e i Vendelicii, per assalti dati a molte città e castella, e per ordinate battaglie, con maggior pericolo che danno dell’esercito romano, e con moltissime uccisioni, domarono felicemente quelle genti per le posizioni loro, che difficilissime erano ad assalirsi, in piena sicurezza, frequenti per numero, e truci per ferità. A me sembra considerando questo passo di aver letto una relazione di gazzetta, nella quale si annunzia che fu vinto un esercito di valorosi, ed occupata un’ampia provincia colla sola perdita di tredici morti, e quarantacinque feriti! Ebbero anche i Romani i loro bravi gazzettieri!

Non pago Augusto di avere spopolata la Rezia, fece tosto, per paura di nuovi movimenti degli irritati, aprire, come narra Strabone, comode nuove strade in tutte le direzioni. Le quali opere, sebbene i Rezii, che furono a travagliarvi costretti, credessero essere fatte, ed era vero, per toglier loro ogni speranza di libertà, furono per la maggior attività di commercio