Pagina:Le Istorie Trentine in compendio ristrette 1847.djvu/37


37

tichitàdella loro costruzione; ché il molto non si fa in breve tempo, meno poi trattandosi di castelli, e di città per quanto si vogliano queste supporre di poca ampiezza. Vero è pure che in questi castelli sapevano i Rezii difendersi bravamente fino all'estremo, e per conseguenza ch'erano valorosi, e della indipendenza a tutti i non vili carissima amanti. È anche verità ch'essi commerciavano con li vicini popoli comperando grano, e vendendo resina, tede di pino, miele, e formaggio. Il qual genere di commercio fa manifesto che questi popoli erano dediti alla coltura de' boschi, alla cura delle api, alla vita pastorale, vita quieta, di pochi bisogni, che tiene lontani i popoli dal ruinoso lusso, e da' vizii ch'esso genera, e conserva nelle genti la rozza sì ma tranquillante semplicità de' costumi, e un invincibile amore de' suoi e della patria.

Ma se tutto questo è vero, e lo afferma con altri Strabone, falso poi è ciò che questo medesimo geografo; e Dione Cassio lasciarono scritto a vitupero de' Rezii. Dissero che questi erano per povertà dediti ai latrocinii, e facevano incursioni nelle terre de' confinanti popoli per riportarne bottino (cose rapite) e che uccidevano i prigioni di guerra e fino i figliuolini di questi maschi, ch'ei distinguevano dalle femmine prima ancor che venissero al mondo per certe loro cerimonie superstiziose! Or chi mai fornito di sano intendimento presterà fede a racconti quali sono questi incredibili! Qual popolo va, se non in tempo di guerra dichiarata, a depredare le terre de' vicini con li quali sta in commerciale corrispondenza! E chi ci assicura che quelle incursioni, se pur le fecero, erano