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al lume della critica in che Giustino meriti, e non meriti fede. Vero è che i Galli Sennoni, que' medesimi che andarono a saccheggiar Roma, il che avvenne l’anno trecentosessantatrè dopo la sua fondazione, batterono gli Etrusci di qua di Po, ed obbligatili a fuggire, si fecero padroni di tutti i luoghi infino all'Adige. Lo afferma Tito Livio. Vero è pure che molti di que' Tusci vennero nel Trentino. Qui avevano stanza Etrusci come là giù; questi e quelli eran tra loro non solo amici ma confratelli, e non è dubbio che facevano di tutto causa comune, perché formavano insieme un solo corpo di nazione. Attaccati que' del piano dai Galli ne diedero avviso a quelli di quassù, che accorsero alla difesa, e combatterono; ma essendo restati soccombenti, gli avanzati alla strage si ricoverarono tra' monti. Evvi al mondo cosa più naturale, e più comune di questa? Anche Giustino dunque, essendo il fatto accaduto così, disse verità. Ma egli poi s'ingannò quando aggiunse che i Tusci, perdute avendo le sedi loro ed occupate le alpi, diedero origine alla nazione de' Rezii così appellati dal nome del loro duce. Tutto il detto e provato da noi infino a qui dimostra ad evidenza che questo suo racconto non merita fede alcuna. Livio ne assicura che gli Etrusci eransi qui stabiliti circa cinque secoli prima, e noi trovammo che anche a quel tempo la Rezia aveva abitatori venutivi dal settentrione. E se dovessimo ammettere che un capitano sia venuto co' suoi Tusci fuggitivi, saremmo autorizzati per le premesse a dire che fu appellato reto cioè retico, appunto perché da' suoi connazionali, che dal luogo di loro dimora, si