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10 | AMMIANO MARCELLINO |
che più si trovavan da presso. Ma i capitani richiamarono que’ coraggiosi,[An. dell’E.V. 353] stimando cosa imprudente il pericolarsi in quella dubbiosa battaglia, mentre non eran lungi le mura, sotto la cui tutela potevasi porre la sicurezza di tutti. E fermatisi in questo proposito, ritornandosene dentro alle mura, e chiuse tutte l’entrate della città, se ne stavano in su i bastioni e in sui merli, avendovi portate saette e sassi, acciocchè se alcuno avesse voluto accostarsi, fosse ucciso dalla moltitudine delle pietre e dei dardi. Eran per altro grandemente afflitti quelli di dentro, perchè gl’Isauri avendo prese le navi che portavan la vettovaglia pel fiume, abbondavano di alimenti, ed essi invece consumando quello che avevano, cominciavano a paventar le miserie della fame che già si appressava. Ma spargendosi questa novella, ed essendo Gallo commosso dagli avvisi che continuamente glie n’erano dati, fu ingiunto a Nebridio conte d’Oriente (perchè il maestro de’ cavalli trovavasi allora molto discosto), che radunando da ogni parte i soldati, affrettasse al soccorso di quella città ampia non meno che utile. Il che udendo i ladroni si partirono, e senza fare mai più opera alcuna degna di ricordanza, se n’andaron dispersi, com’è loro costume, ad abitare ne’ monti.
III. Condotte le cose della Isauria a questo termine, mentre il re della Persia era occupato nello scacciare dai suoi confini alcune ferocissime genti, le quali come poco stabili, ora gli fanno guerra, ora gli porgono aiuto se muovesi contro di noi, un certo Noodare del numero degli ottimati, avendo incombenza di gettarsi nella Mesopotamia tosto come ne avesse comodità, stava molto avvertito nello spiare le cose nostre, se potesse mai trovar luogo d’onde far impeto per entrarvi. Ma