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208 | AMMIANO MARCELLINO |
quali abbiam riferito che quando eran tuttora novelli nel mestiere dell’armi,[An. dell’E.V. 359] incoraggiati dal capitano predetto, allora guardia del corpo, sortirono improvvisamente da Singara e trucidarono molti Persiani sepolti nel sonno. Eravi anche la maggior parte dei conti arcieri, cioè di quella torma equestre cosi nominata, nella quale s’arruolano tutti i Barbari di libera condizione, che si distinguon dagli altri per la forza e per la destrezza nelle armi.
X. Mentre con questi sforzi non preveduti il primo impeto di quella spedizione produceva siffatti successi, il Re col suo popolo e colle genti delle quali era capo, partendosi da Bebase e piegando a destra, secondo l’avviso di Antonino, passò per Storen e Majacarire e Charca, come se di Amida non si curasse; e poichè fu venuto vicino a certi castelli romani, dei quali uno chiamavasi Reman e l’altro Busan, intese dalle relazioni di alcuni fuggiaschi, esser colà raccolte le ricchezze di molti cittadini che ve le avevano trasportate; siccome in luoghi muniti dall’altezza in cui erano e reputati sicuri. E soggiungevano trovarsi là dentro, insieme colle sue suppellettili prezioze una bella donna con una figliuoletta, moglie di un certo Craugasio di Nisibi, ragguardevole per l’origine sua, l’origine sua, la fama e la potenza nel l’Ordine municipale. Laonde, sollecitato dall’avidità della preda, con grande fidanza si volse ad assaltar que’ ca-
avea sempre dato prove, o perchè i soldati che la componevano traevansi forse dalla città di Fortia nella Sarmazia asiatica. — Praeventores e Superventores poi si dicevano due corpi di soldati l’uno dei quali era destinato a prevenire il nemico, sia coll’assalirlo sia coll’occupare prima di lui i posti più vantaggiosi; l’altro doveva succedere al primo e rinforzar la battaglia, quando la mischia era già cominciata.