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LIBRO DECIMOTTAVO 195

tutti, ciascuno si diede a mettere insieme le cose[An.dell’E.V. 359] occorrenti, e per tutto l’inverno si apparecchiarono vettovaglie, soldati, arme e quant’altro era richiesto da quell’imminente spedizione. Noi frattanto dopo esserci trattenuti alcun poco al di qua del Tauro, affrettandoci secondo l’ordine avuto alla volta d’Italia, giugnemmo in vicinanza dell’Ebro1 che scorre dalle montagne di Odrisia; e quivi ricevemmo altre lettere dell’Imperatore le quali ci ordinavano di ritornare subitamente nella Mesopotamia, senza alcun seguito di ufficiali,2 e senza darci pensiero d’alcuna pericolosa spedizione, dacchè tutto il potere erasi conferito ad un altro. La qual cosa era stata di tal maniera ordita da chi padroneggiava allora l’imperio, affinchè se i Persiani fosser costretti di ritornare senza alcun frutto alle proprie sedi, potessero assegnare al nuovo capitano la gloria di quella nobile impresa; e se invece toccasse ai nostri la peggio, potessero accusare Ursicino siccome reo di aver tradita la repubblica. Balestrati adunque così senza motivo, e ritornati addietro dopo lunghe dubbiezze, trovammo Sabiniano, uomo d’instabil carattere, di mediocre statura e d’animo picciolo e misero, ed appena capace di sostenere senza paura il lieve strepito d’un convito, non quello d’una battaglia. Tuttavolta perchè gli esploratori sulla deposizione concorde de’ fuggitivi affermavano farsi dagl’inimici apparecchi d’ogni maniera, e quell’omicciattolo non sapeva che far dovesse, n’andammo celeremente a Nisibi per apparecchiare quanto poteva esser utile ad impedire che i Persiani (i quali finge-

  1. La Mirza che nasce sull’Emo, traversa la Romania e si getta nell’Arcipelago.
  2. Sine apparitione. Come chi dicesse senza alcun segnale di podestà.